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23 Aprile 2008 - Conferenza stampa
"Iron Man"
Intervista al cast.
di Andrea D'Addio
Alla conferenza stampa di Iron man, c'è tutto il cast principale, escluso l'antagonista Jeff Bridges. Insomma, la presentazione è di quelle ricche di glamour, a Roma sono arrivati per l'occasione: Robert Downey Junior, Gwyneth Paltrow, Terrene Howard e il regista (nonché spesso attore) Jon Favreau.
Si dice spesso che dietro un grande uomo ci sia una grande donna. E' vero anche nel film?
Gwyneth Paltrow: Se non ci fosse Pepper a sostenerlo per lui sarebbe stato impossibile riuscire in tutte le sue imprese. Lei è insieme la sua coscienza e il punto di riferimento fondamentale della sua vita; è fedele, leale e sincera, una che si mette in gioco in tutto e per tutto, ma soprattutto è l'unica persona che non lo giudica mai. Una qualità importantissima nelle dinamiche tra uomo e donna, in qualsiasi tipo di relazione. Per questo Tony trova il coraggio di osare, di andare sempre avanti per la sua strada, perché sa che c'è sempre lei a sostenere le sue scelte.
Come è entrato nel ruolo di Tony Starks?
Robert Downey Junior: Ho trascorso molto tempo alla Marvel per conoscere meglio il fumetto ed entrare nel personaggio di Tony Stark. Ho parlato a lungo con Jon e poi ho capito che volevo interpretare quel ruolo. Tutti noi, anche Gwyneth e Terrence, ci siamo appassionati ai personaggi per poterli interpretare al meglio, per emozionare e divertire il pubblico. Iron Man è divertente.
Opinione del cinema italiano…
Gwyneth Paltrow: Tutti noi amiamo il cinema italiano. E' bello girare per l'Europa e scoprire che ogni paese ha un suo cinema peculiare. Ciò rappresenta una grande ricchezza culturale. Io ho girato l'ultimo film in Italia, circa otto anni fa, a Roma e ad Ischia, "Il talento di Mister Ripley". E' stato un momento particolare della mia vita e sarebbe bello avere l'opportunità di fare un film in questo Paese, sia con produzione italiana che straniera.
Quanto alle sceneggiature, io ho due bambini che sono il mio grande amore e, allo stesso tempo, cerco di continuare la mia carriera artistica. Posso fare un film all'anno e cerco di scegliere sempre qualcosa di interessante, intelligente, una particolare sceneggiatura o un ruolo nuovo mai interpretato che mi facciano crescere e mi rendano una persona migliore.
Sappiamo che ha attraversato un momento difficile dopo la nascita del suo secondo figlio. Come lo ha superato? Quale consiglio darebbe alle donne che si trovano in una situazione simile?
Gwyneth Paltrow: Per come vanno le cose, senza dubbio è importante per un attore mantenere la propria vita privata lontana dai riflettori, ma il nostro compito è mostrarci al mondo e farlo con sincerità. Sì dopo la nascita del mio secondo figlio ho attraversato un periodo di depressione e molte donne che hanno avuto problemi simili possono capirmi. E' un problema comune a molte donne, è importante parlarne per non sentirsi soli ed affrontarlo per sconfiggerlo. Fortunatamente ne sono uscita e ho trovato la forza di tornare ad essere la donna che ero prima. Parlarne mi ha molto aiutato.
Quanto ha contribuito alla sceneggiatura?
Robert Downey Junior: Qualcosa ho dato molto al mio personaggio e ringrazio Jon per avermi concesso tanto spazio. A causa del ministero della Difesa che ci controllava non ho potuto dire realmente cosa penso di certi argomenti, ma il compromesso è stato accettabile, visto che si trattava di un film importante e destinato all'intrattenimento puro e semplice. E poi c'erano delle esigenze di mercato da dover rispettare, l'Esercito USA(che ha offerto tutto l'appoggio strutturale necessario al film, ndr) non avrebbe mai permesso che si parlasse in termini negativi di cose così delicate.
Sembrate molto affiatati. Com'è stata la vita sul set?
Robert Downey Junior: Sembrerà strano dirlo, ma devo dire che sul set di Iron Man c'è stata una grande spiritualità. C'è stato spirito di gruppo, grande aggregazione e nell'aria si avvertiva quasi un'atmosfera monastica. Non sembrava di essere sul set di un film hollywoodiano, c'era una grande energia nell'aria, a volte si parlava a bassa voce per non intralciare il lavoro degli altri o per stabilire un contatto simbiotico con il partner di scena o con il regista. Per questo forse il film è venuto così bene.
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