Il ritorno dei morti viventi: Limited edition 3 blu-ray

Il ritorno dei morti viventi: Limited edition 3 blu-ray

Dan of the dead


di Francesco Lomuscio26 ottobre 201813:03



Inizialmente, avrebbe dovuto dirigerlo Tobe Hooper, colui che entrò nel cuore degli appassionati di celluloide dell’orrore grazie a classici del calibro di “Non aprite quella porta” e “Poltergeist – Demoniache presenze”, il quale pensò addirittura di girarlo in tre dimensioni, nel tentativo di cavalcare l’onda dei sequel in 3D (era il periodo del terzo “Venerdì 13” e de “Lo squalo 3”).
Invece, con il compianto cineasta texano che finì per dedicarsi a “Space vampires” e “Invaders”, fu nelle mani del Dan O’Bannon prematuramente scomparso nel 2009 a soli sessantatré anni che venne messo nel 1985 “Il ritorno dei morti viventi”, vera e propria pietra miliare dell’horror cinematografico anni Ottanta.
Il Dan O’Bannon che, sceneggiatore di “Alien” di Ridley Scott e di “Morti e sepolti” di Gary Sherman, si trovò, quindi, alla sua prima regia di un lungometraggio (la seconda e ultima fu “The resurrected”, del 1991), dopo lo short “Blood bath”.
Lungometraggio che, a trentatré anni dalla sua uscita nelle sale, rivive in una limited edition mediabook da collezione che Koch Media lancia all’interno della sua collana Midnight Classics.
Limited edition contenente tre blu-ray e un blooklet di oltre venti pagine in doppia lingua, inglese e italiana, con foto e interessanti aneddoti relativi alla realizzazione del film.

Disco 1
Il primo dei tre dischi dispensa, quindi, il film in master restaurato 2K, accompagnato nella sezione extra da due trailer, cinque minuti di spot televisivi, il commento audio di Gary Smart e Chris Griffiths e il curioso contenuto “The talking dead”, ovvero la pellicola come la conosciamo, ma con aggiunta di ironici sottotitoli nei momenti in cui vi sono i morti viventi, in maniera da attribuire loro osservazioni verbali.
Del resto, “Il ritorno dei morti viventi” stesso è entrato nella storia grazie al suo allora rivoluzionario ricorso all’ironia, a cominciare dalla didascalia di apertura che lo vorrebbe derivato da fatti realmente accaduti nel raccontare di un laboratorio scientifico in cui il Governo tiene custodite grandi capsule contenenti i cadaveri protagonisti del massacro che – secondo la finzione della storia – ispirò “La notte dei morti viventi” di George A. Romero.
Capsule in cui si trova anche il misterioso gas che ne provocò la resurrezione e che, ovviamente, viene disperso nell’aria da Frank e Freddy, ovvero il Thom Mathews poi rivisto in “Venerdì 13 parte VI: Jason vive” e James Karen, due incauti lavoranti del posto.
Un incidente che, di conseguenza, dopo l’entrata in scena di Burt alias Clu Gulager e del bizzarro imbalsamatore Ernie, magistralmente incarnato da Don Calfa, porta ad altre situazioni che conducono al ritorno in vita dei defunti sepolti nel vicino cimitero, dove una banda di punk sta facendo baldoria (tra essi, Mark Venturini e Miguel A. Núñez Jr, entrambi presenti, nello stesso anno, in “Venerdì 13: Il terrore continua”, tanto per rimanere in ambito jasoniano).


Disco 2
Anarchiche figure, queste ultime, che, insieme ad un evidente sottotesto antimilitarista e al finale pessimista, rappresentano l’unica spruzzata d’impegno politico all’interno di un’operazione che si distacca in maniera chiara dai maggiormente autoriali intenti degli zombie movie realizzati dal già citato Romero; il quale, tra l’altro, ha avuto in un certo senso a che vedere con i primissimi movimenti che avrebbero poi portato al concepimento dell’elaborato di O’Bannon, come spiega John Russo – sceneggiatore de “La notte dei morti viventi”, qui accreditato in qualità di sceneggiatore – nel corso dell’esauriente “More brains: il documentario definitivo”, della durata di oltre un’ora e cinquanta minuti.
Un esauriente escursus in compagnia di buona parte di coloro che hanno contribuito alla messa in piedi de “Il ritorno dei morti viventi” e che occupa il secondo blu-ray insieme a trentuno minuti di speciale datato 2016 e riguardante gli ottimi effetti speciali del film e venti de “I morti sono risorti”, featurette costituita da interviste agli attori.
Attori comprendenti, tra gli altri, Beverly Randolph, Brian Peck e la scream queen Linnea Quigley, la quale, come un po’ tutti sappiamo, regala lo spogliarello cult su una tomba commentato da “Tonight (we’ll make love until we die)” della band SSQ, che rappresenta soltanto uno dei magnifici brani della azzeccatissima colonna sonora dark punk, spaziante dai Cramps ai Damned.

Disco 3
Attori comprendenti anche l’Allan Trautman nascosto sotto il trucco dello splendido morto vivente che fuoriesce dalla capsula, caratterizzato – come altri disseminati nel lungometraggio – da un innovativo look che, un po’ alla maniera di quello ideato dall’effettista Tom Savini per l’episodio della Festa del papà in “Creepshow”, ne lascia emergere le fattezze scheletriche, testimoniando la fantasiosa capacità di affascinante innovazione visiva che solo la indimenticabile Settima arte risalente agli anni Ottanta sembrava essere in grado di sfoderare.
Infatti, lo stesso Trautman interviene nel terzo disco in “The decade of darkness”, ovvero ventitré minuti incentrati sul decennio reaganiano dell’horror e in cui prendono la parola, tra gli altri, la Cassandra Peterson nota per il ruolo della formosissima strega Elvira, Tony Timpone, editore della popolare rivista “Fangoria”, la Dee Wallace de “L’ululato”, la Catherine Hicks di “Bambola assassina”, il Bill Moseley di “Non aprite quella porta parte 2” e i registi Tom Holland, Joe Dante, John Landis e Stuart Gordon.
Un terzo disco in cui è possibile trovare anche una featurette relativa alla già menzionata colonna sonora, un’altra riguardante il design dell’operazione, dieci minuti di visita odierna alle location originali e la copia lavoro del lungometraggio, che scopriamo essere priva di dettagli violenti (per volere, all’epoca, del regista), sebbene più lunga di diciotto minuti rispetto a quello che poi è stato il montaggio definitivo.
Montaggio definitivo che, in ogni caso, non ricorre agli esagerati sbudellamenti cui ci avevano abituati allora “Zombi”, il cinema di Lucio Fulci e derivati, in quanto, con lo sguardo chiaramente rivolto alla schiettezza tipica del b-movie, “Il ritorno dei morti viventi” rivela una propria precisa, personale identità, tracciando una strada alternativa rispetto ai maggiormente sanguinolenti e seriosi modelli romeriani. Non a caso, qui le salme ambulanti non sono lente e dinoccolate, bensì veloci, indistruttibili (non basta più fracassargli il cranio per annientarle) e, addirittura, dotate del dono della parola, perché ghiotte del cervello umano che, appunto, fornisce loro un minimo di intelligenza (O’Bannon era un genio, a tutti gli effetti).
Ed è proprio questo aspetto a garantire diversi spunti per generare risate nel corso di un colorato e godibilissimo manifesto dell’horror eighties da grande schermo che, ovviamente, non ha potuto fare a meno di trasformarsi in una autentica saga costituita da cinque capitoli (uno diretto da Ken Wiederhorn, uno da Yuzna e due da Ellory Elkayem).
Quindi, non può rappresentare altro che un appuntamento imperdibile questa gustosa riscoperta in alta definizione de “Il ritorno dei morti viventi”!

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