18 Aprile 2006 - Conferenza Stampa
"Il regista di matrimoni"
Intervista al regista e al cast.
di Ilaria Ferri
Presenti in sala il regista Marco Bellocchio e il cast: Sergio Castellitto, Donatella Finocchiaro, Maurizio Donadoni, Bruno Cariello.
Quanto c'è di autobiografico in questo suo ultimo film?
Marco Bellocchio: le scelte e le immagini nascono dalla propria vita, dalla cultura, dalla formazione, dalla propria ricerca interiore. E' ovvio che è un film personale, quello che accade ad Elica, non mi è mai accaduto, ma chi vuole trovare dei riferimenti autobiografici ci riuscirà senz'altro.
Il personaggio del regista Smamma, è un suo alter ego?
Marco Bellocchio: più che altro ho voluto contrapporre due personaggi, due diverse identità di artista: Elica è più orientato verso la ricerca interiore, il lavoro su se stesso, mentre Smamma ha l'ossessione per il riconoscimento pubblico del suo lavoro…
Come mai ha scelto la Sicilia come luogo di fuga del protagonista?
Marco Bellocchio: è una Sicilia immaginaria, infatti non ho inserito elementi particolarmente riconoscibili come il dialetto o il folklore, è un luogo dove lui fugge ma in cui viene nuovamente messo alla prova. Volevo che il mio protagonista fuggisse da un progetto fallimentare, che non è solo la sua versione cinematografica dei Promessi Sposi, ma anche il matrimonio della figlia, per potersi riscattare in qualche modo, impedendo almeno un matrimonio sbagliato.
Castellitto, com'è lavorare ancora con Bellocchio? E' il personaggio che interpreta lei, ad essere il vero alter ego del regista?
Sergio Castellitto: è un cammino che abbiamo intrapreso con "L'ora di religione", sia in quel film che in questo c'è un artista in crisi, Picciafuoco lo era col suo passato invece Elica lo è col presente, "Il regista di matrimoni" ne è un prosieguo ideale, solo che Elica con la fuga compie un gesto più attivo, si reca in Sicilia, ma si ritrova in un tragi-comico girone dantesco. Riallacciandomi al discorso di prima, la Sicilia che trova è un po' diversa da quella che siamo abituati a vedere, è una Sicilia un po' piovosa, una Sicilia un po' scozzese (risate N.d.R.) Comunque è ovvio che mi auguro che continueremo su questa strada con altri film insieme.
Nei suoi film ci sono sempre molti riferimenti alla religione, a che punto è il suo rapporto con essa?
Marco Bellocchio: sulla religione mi sono espresso spesso, oggi affermare il proprio ateismo è fuori moda, ma io sono molto tollerante, vorrei che anche gli altri lo fossero con me. Non voglio fare una lotta contro la religione, ma voglio affermare il mio non essere credente in libertà e con vigore. Lo faccio anche in questo film, anche se in maniera più simbolica, per esempio con la croce che si accende di fuochi di artificio prima che Smamma si suicidi, o con riferimenti tragicomici quando alcuni dei personaggi in fin di vita gridano "Mamma!" come ultima parola.
Non le sembra che i ruoli femminili siano un po' stereotipati? Che l'azione sia sempre delegata a quelli maschili?
Marco Bellocchio: che sia in difficoltà con le donne lo ammetto! che mi piacciano lo confermo! (risate N.d.R.) Ma non vedo nel mio film ciò che ha colto lei!
Sergio Castellitto: non credo affatto che le donne in questo film abbiamo dei ruoli stereotipati, infatti il gesto più moderno e rivoluzionario lo compie Bona! Una vergine siciliana che bacia un altro uomo sul sagrato della chiesa e si fa rapire alla vigilia delle nozze!!!
Donatella Finocchiaro: e dopotutto il film ha un tono fiabesco….
Sergio Castellitto: tra l'altro il tono fiabesco è solo apparente, parafrasando il gergo teatrale,questo film è uno sguardo sulla società dal retro palco!
Ci parli un po' dell'uso che ha fatto delle immagini digitali.
Marco Bellocchio: le ho usate per dare un senso di controllo sui personaggi, ormai viviamo sotto controllo ogni istante, per cui ho voluto ricreare un'atmosfera in cui sembri che lui sia controllato ogni momento. In più mi sono servite perché non volevo un plot in cui tutto è spiegato e ho usato un montaggio complesso proprio per rendere più intelligibile il tutto.
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