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18 Aprile 2006 - Conferenza Stampa
"Il regista di matrimoni"
Intervista al regista e al cast.
di Ilaria Ferri
Nel film ci sono tre registi, è un modo per parlare dell'Italia da più punti di vista?
Marco Bellocchio: sono tre modi diversi di essere regista, legati alla realtà in cui vivono. Una volta si diceva che l'Italia era il paese dei poeti, oggi si può dire che è il paese dei registi, ce ne sono migliaia, e questo minaccia l'identità dell'artista, dell'autore.
Durante il film la frase " in questo paese comandano i morti" è ripetuta più volte, ci vuol spiegare maggiormente il concetto?
Marco Bellocchio: in senso più generale posso riferirlo al mio ambito, nel cinema italiano, non c'è rinnovamento, ci sono sempre persone nuove ma le idee rimangono vecchie. Fare un discorso sulla bellezza e la forma delle immagini oggi può sembrare un po' elitario, perché sono cose che non esistono più. I morti comandano anche da un punto di vista "cattolico": quando uno è morto i vivi sono tranquilli, quindi possono premiarlo. Da questo specifico punto di vista non mi ritrovo con Smamma perché fortunatamente nella mia lunga carriera sono stato premiato spesso, "ufficialmente" riconosciuto, ma non è per tutti così….
Ci sa dire qualcosa sulla sua presenza a Cannes?
Marco Bellocchio: Chiaramente me lo auguro, ma se anche lo sapessi non ve lo direi.. (risate N.d.R.)
E' molto interessante il lavoro che ha compiuto sul tempo del film. Se ne ha una impressione mitologica, ce ne può parlare?
Marco Bellocchio: In questi ultimi anni, sono sempre più affascinato dalla potenza delle fiabe, sono tornato alle origini, alle mie prime letture. Durante la lavorazione del film, per la manipolazione del tempo mi sono rifatto a "Sussurri e grida", ma il montaggio è stato fondamentale per la ricostruzione del tempo:per ogni sequenza abbiamo cercato l'essenziale e spesso rinunciato alle parole non strettamente funzionali all'economia generale del film.
C'è una frase nel film che fa riferimento all'idea che ha della figura dell'artista, ce la può illustrare meglio?
Marco Bellocchio: io vedo nell'artista una sorta di purezza e ingenuità, nel corso degli anni si compiono dei percorsi e si cambia, è ovvio che non tutti sono artisti, ma ciò che li distingue sono l'energia e il continuo movimento che permette loro di vedere ciò che altri non vedono, o ciò che loro stessi non vedevano prima. E in fondo il proprio lavoro mostra ciò che si è.
Sergio Castellitto: l'autorevolezza di Marco è densa di esperienza, e si arricchisce sempre di dubbi, un'artista che sa sempre quel che deve fare è morto! Chi è sempre alla ricerca e si stupisce va avanti arricchendosi, Marco lavora sulle contraddizioni, come la nostra collaborazione: io sono credente… (risate N.d.R.)
Ne "Il caimano" si nomina esplicitamente l'italietta piccola e folkloristica, anche lei cerca di mostrarcela?
Marco Bellocchio: non ho ancora visto questo film, ma conosco bene la filmografia di Nanni,la differenza principale tra me e lui è che i suoi film sono basati sulla parola, io invece cerco un 'altra strada, la sua visione delle cose è molto più cupa della mia, io non voglio rappresentare lo sfacelo e la cupezza, voglio mostrare il movimento e la ribellione, al di là dei risultati che essa può dare, voglio mostrare chi combatte!
Una conferenza stampa interessante che ha visto protagonisti assoluti Bellocchio e Castellitto nonostante parecchi membri del cast fossero presenti. I due hanno catalizzato l'attenzione di tutti i giornalisti e li hanno affascinati con battute argute e la loro cultura, anche quando qualcuno è voluto entrare in polemica.
Un binomio ottimo che speriamo non si scinderà tanto presto, in attesa di qualche altra loro collaborazione incrociamo le dita per Cannes.
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