25 Febbraio 2011 - Conferenza
"La vita facile"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio

In occasione dell'uscita di "La vita facile", pellicola che segna il suo ritorno a lavorare con Domenico Procacci, per il quale diresse nel 2003 "Ora o mai più", Lucio Pellegrini ha incontrato a Roma la stampa affiancato dal cast e dal produttore. Prima d'iniziare la conferenza, il regista ha ringraziato l'UNICEF, che ha fornito molto materiale utile per il film.

Questo film inizia come una commedia, poi diventa drammatico e, alla fine, assume quasi i toni di un giallo sentimentale…
Lucio Pellegrini: Sì, essenzialmente si tratta di una commedia, ma a me piace mescolare generi diversi, c'è anche una parte avventurosa. Spero di aver trovato il giusto equilibrio tra i vari generi.

Parliamo un po' dei personaggi…
Pierfrancesco Favino: Io credo che nessuno dei tre protagonisti sia un santo e che sia possibile perdonarlo. Abbiamo cercato di rifare certi personaggi della commedia degli anni Sessanta e, se dal punto di vista del lavoro è stato divertente, non so come sia dal punto di vista sociologico rievocare i vari Sordi e Manfredi. Per me, il mio personaggio rimane un fetente, anche perché conosco persone così e non è che mi vanterei di certe amicizie.
Stefano Accorsi: Di questo film, la cosa che mi è piaciuta subito è che nessuno è come sembra, poi si evitano molti luoghi comuni, come i facili sentimentalismi, il buonismo e il cinismo solo di superficie.
Vittoria Puccini: Io Ginevra la trovo molto buffa, mi fanno ridere le sue zone d'ombra e i suoi difetti perché si trova in una realtà diversa da Roma, in cui vive. Magari, immaginava di trovare in Africa un villaggio-vacanze, invece, per esempio, finisce per prendere in braccio bambini con la lebbra. Forse, questa terra tira fuori dai tre protagonisti ciò che sono veramente. Comunque, è un personaggio molto distante da me, ma, raccontati in maniera leggera, anche i suoi difetti mi fanno simpatia.
Camilla Filippi: Il mio personaggio è l'unico che è lì in Africa per una scelta consapevole e credo servisse per far risaltare maggiormente i comportamenti e le nature degli altri tre.

Alla fine, sembra che la vita facile sia quella in Africa…
Stefano Accorsi: Secondo me, questo è un film in cui, in realtà, la vita facile non esiste, rimane una chimera a cui tutti ambiscono senza successo. Comunque, ho un amico medico di Bologna che andò a lavorare in Africa, ma, sebbene inizialmente si trovasse bene, è poi dovuto tornare in Italia, perché il nostro dna ci porta sempre a riavvicinarci alle proprie radici. Quindi, la vita facile non esiste neanche là.

Vi siete per caso riallacciati alla tradizione cinematografica italiana di film come "Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?"
Lucio Pellegrini: Diciamo che, delle commedie italiane ambientate in Africa, "Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?" è quella più importante, ma l'abbiamo presa solo come iniziale punto di riferimento. Il mio principale interesse era quello di rendere l'Africa il teatro per questi tre italiani.

Pierfrancesco Favino si è forse ispirato ad Alberto Sordi o ad altri attori italiani del passato per il suo personaggio?
Pierfrancesco Favino: Se c'è stato un omaggio, non è mai stato consapevole. Comunque, sono proprio gli italiani ad essere così, non so se, a loro volta, Alberto Sordi e Nino Manfredi vi s'ispirassero.

In varie interviste, Lucio Pellegrini ha sempre detto che, con questo film, voleva rappresentare una certa italianità; perché, gli altri italiani sono diversi?
Lucio Pellegrini: : In generale, oggi ci si integra o si rifiuta ciò che succede nella nostra società, quindi, mi sembravano interessanti questi due personaggi, uno che respinge e l'altro che cavalca l'onda. Ciò riguarda anche noi quarantenni, che in questo paese di vecchi siamo ancora figli.

Come avete ragionato sui luoghi in cui avete girato?
Domenico Procacci: La parte all'interno dell'ospedale è girata in Puglia, mentre l'esterno in Africa.
Lucio Pellegrini: Grazie al grande lavoro svolto dallo scenografo Roberto De Angelis e ad alcuni piccoli effetti speciali, l'interno dell'ospedale è stato girato metà in Puglia e metà in Africa.

Il finale del film è decisamente disperato; avete mai pensato di correggerlo?
Lucio Pellegrini: Non so se è un finale disperato, ma a me interessava lasciare ogni personaggio con la propria solitudine.

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