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23 Febbraio 2009 - Conferenza
"Iago"
Intervista al regista e al cast.
di Domitilla Pirro
Alla conferenza stampa di presentazione di Iago, rielaborazione filmica del celeberrimo Otello shakespeariano, in uscita nelle sale italiane venerdì 27, hanno partecipato il regista Volfango De Biasi e una nutrita rappresentanza d'interpreti: Nicolas Vaporidis, Laura Chiatti, Gabriele Lavia, Aurelien Gaya, Lorenzo Gleijeses, Fabio Ghidoni, Giulia Steigerwalt.
Come vi siete approcciati a Shakespeare? Qual è il vostro rapporto con le sue opere e con questa rivisitazione in chiave moderna?
Volfango De Biasi: I classici hanno sempre esercitato su di me una fascinazione, ho un buon rapporto con la lettura in generale e penso che i classici possano e debbano essere traditi. Trovavo Otello particolarmente interessante, ma mentre il dramma vissuto dal suo originale protagonista mi pareva un po' datato, quello di Iago mostrava motivazioni più peculiari: quante volte in Italia, oggi, non ci si sente sufficientemente apprezzati per il proprio lavoro?
Gabriele Lavia: Shakespeare è un abisso. Impossibile conoscerlo a fondo. Essendo un classico, comunque, abbiamo il dovere di tradirlo e anche tradurlo in un processo doppio in cui avvengono molte cose, innescando una sorta di crisi; il classico non invecchia mai, è antico, attraversa ogni epoca. Personalmente, per questioni di lavoro, non ho ancora potuto vedere il film, ma mi è immensamente piaciuto lavorare con questi ragazzi. Io, che sono un vecchio trombone, ho dovuto destrutturare completamente il mio modo di recitare.
Laura Chiatti: Amo da sempre Shakespeare. Lo conoscevo attraverso lo studio che ne ho fatto alle scuole superiori, ma sono andata a rivedermelo per cercare di cogliere la differenza e l'evoluzione che hanno compiuto i suoi personaggi attraverso i secoli. Da spettatrice dico che 'Iago' è un film molto interessante, coniuga la freschezza e la leggerezza di un college movie con la meticolosità e la raffinatezza di qualche film d'autore.
Lorenzo Gleijeses: Sono un attore di teatro, ma non posso dire di conoscere davvero Shakespeare se uno come Gabriele Lavia lo definisce un abisso! Certo avevo qualche esperienza con le sue opere. 'Iago' è un tradimento, ma è particolarmente interessante aver trasformato quella vicenda in un fenomeno di grandi numeri, che coniughi quantità e qualità; servirebbero più lavori di questo tipo.
Fabio Ghidoni: Consideriamo che è 'Iago', non 'Otello': già dal titolo appare chiaro che è tutta un'altra storia. Il meccanismo che la muove è simile, ma il suo tema principale non è più la classica gelosia. Il mio personaggio, Cassio, non è senz'altro lo stesso personaggio bello e buono ritratto da Shakespeare: è un deficiente.
Nicolas Vaporidis: Sapevo (e tuttora so) pochissimo di Shakespeare. Preferisco parlare del mio lavoro, anzi nostro, su 'Iago' e dell'invidia che muove il personaggio. E' sempre stato presentato come un individuo malvagio; qui invece non lo è più, il film punta sulla sua ambizione e sulla sua fondamentale onestà. Iago vuol semplicemente dimostrare quello che vale e quello che dovrebbe meritare di diritto in cambio. Certo la sua reazione è deprecabile, compie azioni che lo fanno diventare oscuro, ma diventa vittima lui stesso di tutte le sue macchinazioni: dopotutto agiva unicamente per mostrare a Desdemona chi sono veramente il padre e gli amici di lei, e quanto invece vale lui al confronto. Iago è tutto testa, non pancia. Io lo ammiro, anche se poi nella vita sono molto accondiscendente. Comunque resto convinto del fatto che non bisogna mai chinare la testa davanti ai soprusi, perché questo è il modo con cui si sono avallate tante dittature. Non ho visto film storici per prepararmi all'interpretazione di Iago, ma solo 'O come Otello'. E' bello comunque che col nostro lavoro potremo suscitare nel pubblico la voglia di leggere Shakespeare.
Giulia Steigerwalt: Conoscevo Shakespeare dalle mie letture private. La cosa che più mi ha interessato è stata la rivisitazione, l'aver preso da Iago un elemento del tutto negativo come l'invidia e far sì che se ne possano comprendere i motivi, fino all'immedesimazione in lui e nell'impulso a comportarsi in modo scorretto per ottenere qualcosa che ci spetta di diritto.
Aurelian Gaya: Questo è il mio primo film. Tutti quelli con cui ho lavorato, in Francia, mi hanno sempre consigliato di interpretare Otello: sono felicissimo di averlo fatto.
Come mai avete deciso di confrontarvi con un'opera come quella shakespeariana in modo per certi versi tanto tradizionale e per altri così poco verosimile?
Volfango De Biasi: Per me questo non è un film furbo. L'ho scritto con passione. E' un tentativo di collocarsi in una certa fetta di mercato, però. Avendo attori splendidi che qui, dove lo star system non esiste, il pubblico va in massa a vedere, mi chiedo come sedurre il pubblico per creare un prodotto di fascia intermedia, che però non deve essere soggetto a paragoni con opere dell'inizio del secolo. Il problema della verosimiglianza non me lo pongo proprio. Lavorando con Nicolas e con gli altri ci piace affrontare tematiche anche serie, purché poi si strappi la risata; ecco, a noi viene sempre da ridere.
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