02 Febbraio 2006 - Conferenza Stampa
"Hostel"
Intervista a Eli Roth, regista del film.
di Francesco Lomuscio


Regista del violentissimo Hostel, che ha sbancato negli Stati Uniti, Eli Roth è approdato a Roma per incontrare la stampa. A quanto pare, durante una delle proiezioni romane del suo film, ha avuto anche modo di incontrare uno dei suoi idoli di sempre: Dario Argento.

Eli, come mai hai pensato di realizzare Hostel?
Eli Roth: Posso dirvi che l'idea mi è venuta in mente mentre discutevo con un amico delle cose disgustose che si trovano in internet. Lui mi ha detto che, in un sito di cinema, c'era un link che portava ad un altro sito tailandese attraverso cui, pagando la somma di 10000 dollari, chiunque aveva la possibilità di uccidere un'altra persona con un fucile. E la vittima era sempre una persona volontaria alla cui famiglia, sicuramente povera, sarebbero poi dovuti andare i soldi. Ci siamo messi quindi alla ricerca di informazioni riguardanti il sito, ma chiedevano il numero di carta di credito, così, per non rischiare, ci siamo solo detti che qualcuno esistente doveva pur averlo creato, perché nel mondo c'è gente per cui problemi come la droga e la prostituzione contano poco.

Perché, secondo te, il pubblico americano ha amato così tanto il film?
Eli Roth: La ragione del grande successo di Hostel negli Stati Uniti è probabilmente dovuta al fatto che gli americani sono terrorizzati dalla situazione attuale, dalla guerra, perché alla loro guida c'è uno scimpanzé. Quindi, non potendo urlargli per la paura, perché non c'è nulla di più spaventoso di George Bush, lo vanno a fare dinanzi allo schermo cinematografico. Fondamentalmente, poi, i film dell'orrore sono oggi i più adatti per portare una ragazza al cinema, anche perché sono più visti dalle donne che dagli uomini. Poi, noi ragazzi al cinema siamo nervosi, non sappiamo quando e dove toccare le ragazze, quando baciarle e spesso si finisce per andare a dormire insieme. Quindi, se tra nove mesi si vedrà poi il risultato, con tanti piccoli bambini nati, potrò dire anche che il mio film ha svolto la sua funzione sociale (ride).

Quindi la richiesta di un sequel è enorme…
Eli Roth: Sì, infatti gli studios, a mia insaputa, hanno detto ai giornali che farò un seguito del film. Ed infatti ho molte idee, perché finalmente farò un film violento, questo era addomesticato. In realtà, poi, io penso che i film horror americani di oggi siano veramente stronzate. Se andiamo a vedere certi film degli Anni Settanta, come ad esempio gli horror di Steven Spielberg, William Friedkin, Ridley Scott, Tobe Hooper, Wes Craven e John Carpenter, sono straordinari prodotti a basso budget. Oggi gli americani vogliono andare sul sicuro e fanno solo remake; io non voglio andare sul sicuro, il mio film è costato soltanto 4000000 di dollari ed è quindi a bassissimo costo, se consideriamo che un film a basso budget ne costa 20000000. Voglio fare film violenti, mi piacciono i prodotti giapponesi e sudcoreani perché sono molto violenti, ma fanno pensare. I miei eroi cinematografici, nonché riferimenti, sono loro ed i registi italiani: Dario Argento, Lucio Fulci, Ruggero Deodato, Umberto Lenzi, Fernando Di Leo, Pierpaolo Pasolini.

A tal proposito, abbiamo saputo del tuo incontro romano con Dario Argento…
Eli Roth: Sì, è stato uno dei momenti più importanti della mia vita! Fin da bambino l'ho sempre adorato, è stato per me come incontrare un essere proveniente da un altro pianeta. Mi ha fatto piacere vederlo sorridere durante la proiezione di Hostel, e alla fine mi ha anche detto: 'Questo è un film da grandi, non è un film da ragazzi, è tosto ed a me piacciono i film tosti!". La cosa mi ha reso molto felice.

Sia in Hostel che nel precedente Cabin fever si avverte una certa critica alla società americana…
Eli Roth: In realtà in Hostel vengono criticati tutti, anche se ho privilegiato l'aspetto dello sfruttamento e dell'eccesso. Poi, per quanto riguarda gli americani, ho parlato di quelli che vengono in Europa per fare cose che nel loro paese sono illegali, come andare con prostitute o prendere droghe. Ci sono questi uomini di affari che credono di poter comprare tutto e tutti, ma ora sono consapevoli del fatto che il soldo non basta. Fondamentalmente il mio film non è un attacco all'America, è un commento alla sete di potere ed alla tortura come intrattenimento, cosa che qui in Italia, tra l'altro, esiste dai tempi del Colosseo.

Quale è stato il rapporto con la MPAA, la censura statunitense?
Eli Roth: Beh, il rapporto con la censura è stato molto semplice: ho dovuto fare sesso con tutti, sia maschi che femmine; non è che siano molto attraenti, ma per la mia arte sono pronto a sacrificarmi (ride). Fondamentalmente, la MPAA e la cultura americana in generale si sono molto rilassate rispetto alla violenza. D'altra parte sul film ci sono il mio nome e quello di Quentin Tarantino, quindi il pubblico sa che ciò che troverà saranno sangue e violenza; poi, magari, si fa il finimondo per il capezzolo di Janet Jackson. Sono rimasto shockato dal fatto che non ho dovuto cambiare nulla del film.

E' vero che esiste del film un finale pessimista che andrà nel dvd?
Eli Roth: Sì, in effetti avevo in mente un altro finale, ma i film li deve guardare il pubblico, non io. Perfino Quentin Tarantino mi ha detto che era troppo eccessivo: c'era di mezzo lo sgozzamento di una bambina, quindi ho girato altre scene alla Dario Argento in cui viene rapita, però, alla fine di una proiezione di prova, solo un tizio con una maglietta che recitava qualcosa come "Lucio Fulci vive" mi ha detto: "Tu quella stronza la dovevi far morire!". Con il finale che poi abbiamo montato è venuto fuori tutt'altro tema che nel film s'intuiva. Una ragazza mi ha detto che era rimasta talmente disgustata dalle torture inflitte dall'omicida, che alla fine avrebbe voluto che venisse torturato, non ucciso subito. Ciò testimonia che tutti siamo potenzialmente capaci di violenza, di tortura.

Le tue esperienze di attore per la Troma hanno forse influito alla carriera registica?
Eli Roth: Non ho mai lavorato per la Troma, sono amico di Lloyd Kaufman, ma sono solo passato a salutarli un giorno e niente più (nella sua filmografia, però, figurano piccoli ruoli in Terror firmer e The toxic avenger 4: Citizen Toxie, n.d.a.).

Produttore esecutivo di Hostel, insieme a Quentin Tarantino e Boaz Yakin, è Scott Spiegel, regista, tra l'altro, del truculento Intruder-L'intruso, di cui il tuo Hostel sembra riprendere l'estrema violenza grafica. Tra l'altro, gli effetti speciali sono degli stessi Howard Berger e Greg Nicotero…
Eli Roth: In realtà, Scott è stato il co-sceneggiatore de La casa 2 ed ha aiutato Quentin Tarantino nella realizzazione de Le iene. Non è propriamente Intruder che ha influito sul mio film, ma lo stesso Scott, il quale ha anche dato diverse idee truculente come quella delle dita tagliate. Con Boaz hanno una compagnia che fa film dell'orrore, poi Nicotero e Berger fecero con lui La casa 2. Sono contento di poter lavorare con queste persone.

Continuerai a fare horror?
Eli Roth: Assolutamente no, perché io amo le storie e mi piace raccontarle. Gente come Sam Raimi, Peter Jackson e James Cameron ha iniziato con l'horror ed è approdata al cinema fantastico ed ai film per bambini. Certo, l'horror è il mio primo amore, ma vorrei fare film fantastici, magari sanguinosi!

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