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03 Giugno 2005 - Conferenza stampa
"Gas"
Intervista a cast, regia e produzione.
di Diego Altobelli
Loretta Goggi, lei non ha vissuto questo tipo di realtà giovanile, che cosa l'ha attratta del soggetto?
Loretta Goggi: Che Luciano avesse pensato proprio a me mi ha colpito molto... L'ho accettato perchè quando ho letto la sceneggiatura mi sono resa conto di un aspetto del film che era la mancanza di aiuto di questi ragazzi... Penso che questo sia uno dei grandi problemi della gioventù di oggi, che per fortuna comunque non è tutta così... Ma c'è gran parte della gioventù che viene poco indagata: oggi i ragazzi a quattordici anni hanno il modo davanti e ci sono pochi punti di riferimenti... telefonini a dodici anni, macchinette da 14.000 euro a ragazzini di quattordici anni... non capisco molte cose perchè io ho iniziato a lavorare a sedici anni e la mia prima pelliccia (all'epoca andava così), la prima macchinetta, le ho comprate con i miei soldi... io ho imparato a capire il valore del denaro sulla mia pelle, questi ragazzi vivono con la pelle dei genitori. Questo è stato il motivo per cui ho voluto interpretare questo personaggio...
Cosa pensa della televisione oggi?
Loretta Goggi: Io rispondo con un dato di fatto: dal 1989 io non faccio più televisione programmi miei... vado ospite, dieci minuti o un quarto d'ora ma niente... mi è stato proposto...io non la posso fare, mio marito mi fa: "ti chiamano per fare l'Isola, tu il bikini non lo puoi mettere"... se fanno qualcosa sul mondo subacqueo allora sì... con la muta, tutto... (ride). Come andare a mungere le vacche, insomma io fatto quarantacinque anni di carriera per imparare altre cose... cioè io la televisione (applausi)... Certamente parlare con i giovani di oggi abituati ad una televisione abituati a farli sentire protagonisti, con storie vere o presunte, non voglio sindacare su questo... E' più la morbosità dell'occhio sul privato che funziona. La televisione dovrebbe essere una cosa che si guarda e di cui fruire con intelligenza, se ti cerchi uno spazio tuo si può ancora fare... ma certamente quello che si vede non è un buon insegnamento perchè si pensa che fare l'attore significa vincere il Grande Fratello... Solo Pietro Tarricone e pochi altri si sono saputi distinguere perchè hanno sfruttato un mezzo, ma non l'hanno usato come mezzo di autodifesa... hanno studiato, vogliono studiare. Ma sono casi rari, purtroppo.
(su Paolo Villaggio)
Luciano Melchionna: Villaggio è un personaggio incredibile e averlo nel film è un onore, una garanzia, un modo anche di agganciare qualche spettatore in più. Lui si è prestato in modo particolare, a suo modo... prima ti mette alla prova proponendoti vestiti e costumi assurdi... ma è il suo modo di metterti alla prova... alla fine si è fidato. Purtroppo qualcosa di molto divertente di Paolo l'ho dovuto tagliare perchè non inerente alla storia, peccato vi sareste divertiti tantissimo. Ha un modo incredibile di porsi, una grande esperienza...
Così si chiude anche il capitolo su Gas. Un film che nasce a teatro e che ha provato ad assumere, non senza un po' di furbizia (la si prenda come una provocazione amichevole), connotazioni cinematografiche. Purtroppo però, a prescindere dalle qualità del film e dal successo che avrà o meno sul pubblico, ci preme sottolineare che anche questa volta non è stato il pubblico a decidere. Né tanto meno il regista o il produttore, o chiunque altro abbia partecipato al film. A vincere è stata la censura, la forbice. Che ha negato, ancora una volta, la possibilità a qualcuno di esprimersi e di esprimere il proprio pensiero. Se il cinema descrive attraverso un film un concetto, questo è stato negato. Ora capiamo la malinconica interpretazione di Paolo Villaggio all'interno del film...
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