Gas
Da Arancia Meccanica a Trainspotting, passando per questo Gas. Primo film del giovane regista Luciano Melchionna che per l'occasione adatta sul grande schermo l'omonima piecè teatrale ad atto unico, che aveva già scritto e diretto nel lontano 1998. Il film concentra l'attenzione su una realtà di provincia e descrive, con crudo realismo, il male di vivere di alcuni ragazzi ventenni. Più precisamente a Latina, luogo in cui è ambientata la storia, assistiamo alla vicenda di Luca, un giovane ragazzo che si scopre gay, e che finisce per legare la sua esistenza ad un gruppo di giovani scapestrati. Il film è ben costruito: la trama si sviluppa attraverso flash-back e flash-forward che hanno la funzione di raccontare, alternandole, le vite dei personaggi descritti, e quello che fanno una volta riuniti durante la notte. Con questo stratagemma narrativo si intuisce anche la volontà di Melchionna di denunciare le insofferenze dei giovani, intrappolati in una realtà piccola e provinciale. La regia è d'assalto: con espliciti omaggi a Arancia Meccanica e Trainspotting, Gas si sviluppa in modo efficace attraverso un uso massiccio di immagini e situazioni al "limite" del politically correct.
Coraggioso. Molto bella la fotografia, che assiste la regia riuscendo a infondere la giusta atmosfera a tutta pellicola. Buona anche la generale recitazione del cast, che però risente di una sceneggiatura a tratti influenzata dalle sue origini da palcoscenico. Sul piano dei contenuti invece, il film di Melchionna non cerca mediazioni di sorta, e si distacca dai suoi illustri omaggi cinematografici per una disarmante mancanza di redenzione, soprattutto nel personaggio del protagonista: tutti i personaggi escono sconfitti da una realtà che li ha consumati e da cui pare non esservi alcuna via d'uscita. E se a teatro un messaggio così allarmante poteva scuotere la sensibilità del pubblico rispetto al problema trattato, al cinema non riesce a dare le stesse sensazioni, e il messaggio finale risulta complessivamente retorico e volutamente eccessivo.
Impulsivo. Un film avvincente comunque, malgrado la Censura (che tra tante cose che non funzionano in Italia, chissà perchè lei continua a funzionare benissimo...) e l'inspiegabile divieto di visione del film ai minori di anni diciotto (!)...

La frase: "...Ho fatto un sogno assurdo, sto ancora flashando..."

Diego Altobelli

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