28 Marzo 2006 - Conferenza Stampa
"Fuoco su di me"
Intervista al regista e al cast.
di Federico Raponi


"Fuoco su di me", film di Lamberto Lambertini interpretato tra gli altri da Omar Sharif, uscirà nelle sale Venerdì 31 Marzo in 55 copie. Alla conferenza stampa di presentazione a Roma, Martedì 28, c'erano il regista, il produttore Sergio Scapagnini, gli attori Massimiliano Varrese, Sonali Kulkarni e Maurizio Donadoni.

Perchè un film su quel periodo?
Lamberto Lambertini: il principale motivo è che credevo il 1815 un momento storico molto simile a questo, con un passaggio di regime e gli ideali che stanno finendo. Mi sono messo nei panni di un giovane di vent'anni che non ha vissuto i grandi momenti passati e non vede molte cose nel futuro per cui combattere, il suo è un domani incerto. Ho voluto riportare all'oggi alcuni valori rendendoli favola, che poi è il modo più antico.

Come è nato il progetto?
Sergio Scapagnini: in aereo, tornando dalla presentazione in America di "Vrindavan film Studios", senza sforzo. Con Lamberto ci siamo detti: "e adesso? Napoli". Parlare della propria terra è un impegno straordinario. La città è un "topos" nell'immaginario mondiale, ha un eccesso di stimoli, aspetti complessi, socialmente stimolanti. Quindi abbiamo deciso: "partiamo dalla bellezza". Era la Napoli del "Grand Tour", dei diari dei viaggiatori, delle gouaches dei pittori di strada che riempirono i salotti d'Europa, della musica che, con la canzone popolare, dai conservatori usciva in strada. La Napoli porta dell'Oriente e paradiso in terra. Inoltre c'era la coincidenza storica che diede origine al preromanticismo, in cui i giovani guardavano alla natura, all'arte, alle radici culturali, alla spiritualità. Chissà che non avvenga anche ora….

Si è ispirato ad una famiglia particolare?
Lamberto Lambertini: mi sono abbandonato molto liberamente alla mia famiglia del periodo dell'infanzia. Alla Napoli dei vicoli e dei primi anni della mia vita. La dedica finale è a mia nonna. Considero la memoria più importante degli ideali. Ho ricordi e sentimenti molto più forti dei 5 che dei 18 anni, è allora che si fissano chimicamente gli elementi di quello che sarai nella vita.

Quanto ha richiesto la realizzazione?
Lamberti Lambertini: ho impiegato 3 anni e passa per scriverlo, 4-5 per finanziarlo.
Sergio Scapagnini: Lamberto ha riscritto la sceneggiatura 22 volte.

Come è stata quest'esperienza per gli attori?
Sonali Kulkarni: dieci anni fa Lamberto mi raccontò la storia, così forte per me. Ho sognato e pregato perché si avverasse. Graziella è un personaggio molto sognante e poetico, per un'attrice è una grande possibilità. Ho benedetto i mesi di preparazione per immedesimarmi nel ruolo. Mi ha fatto avere il fuoco nel cuore.
Lamberto Lambertini: Sonali è stata insuperabile nell'incarnare una donna di 200 anni fa esotica e zingaresca.
Maurizio Donadoni: ho apprezzato la serietà dell'impianto di questo film. In Italia spesso la buttiamo in burletta, ma abbiamo avuto anche noi le nostre rivoluzioni e i nostri morti. E poi c'è la nobiltà della sconfitta. Viviamo in un momento in cui vincere è obbligatorio, con il successo e la popolarità a tutti i costi. Invece perdere può essere una vittoria.
Lamberto Lambertini: per me Maurizio è stato il filo con il teatro, che è il mio mondo". Massimiliano Varrese: "Maurizio e Omar mi hanno insegnato l'umiltà, la voglia di imparare, i piccoli trucchi del mestiere. Me li sono mangiati. Omar mi diceva: "fregatene della cinepresa, pensa solo alla scena". Provavamo le scene decine di volte e lui mi diceva: "non ci pensare, tanto non verrà mai come l'abbiamo provata ieri.

Murat rappresenta ancora qualcosa?
Lamberto Lambertini: no, anche se paradossalmente di lui è rimasto molto, più di quanto si possa credere. Murat morì per la sua stessa legge contro il brigantaggio, secondo la quale chiunque fosse sbarcato nel regno in armi poteva essere ucciso in 24 ore senza bisogno di processo. Per il popolino, dove è ancora presente, fu perdente da eroe. Anche la mia famiglia, per metà francese, era ricca di questi racconti. Volevo che rappresentasse un discorso molto politico, trasgressivamente e scandalosamente politico. Partendo dai sentimenti, che fanno trovare bellezza e gentilezza. Nell'oggi, che è solo di chi vince, volevo che fosse un piccolo messaggio per trovare una nuova politica. Apre le porte alla speranza proprio perché, nel film, sono finiti gli ideali e tutti sono perdenti.

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