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Fuoco su di me
"Fuoco!" è l'ordine dato da Gioacchino Murat al plotone che lo stava per fucilare, nel 1815. In qualità di maresciallo, egli era stato uno degli artefici dei successi militari di Napoleone, e così dava l'esempio spronando i commilitoni a seguirlo: "mon cul! Quel grido valeva più di mille frustate", dice un personaggio. Bonaparte, oltre al matrimonio con la sorella Carolina, per riconoscenza gli aveva offerto anche il regno di Napoli. L'uno il cervello, l'altro il cuore, e in entrambi una propensione all'offensiva (dopo neanche un mese nella città partenopea, Murat tolse Capri all'Inghilterra in una battaglia di 4 giorni) incapace di tattica attendista. Così il primo fu sconfitto in Russia soprattutto dal freddo, per non aver sospeso la campagna militare fino all'arrivo della primavera. Il secondo invece, senza aspettare che Napoleone fuggito dall'esilio all'Elba si riorganizzasse accorrendo poi in eventuale aiuto, mise insieme un esercito stimato in 80 mila uomini (bambini compresi) per una guerra per l'unità e indipendenza d'Italia con Napoli capitale, confidando anche nei sentimenti della popolazione verso di lui. In realtà al suo appello si presentano appena 500 patrioti contro forze straniere ben più numerose e strutturate. Nell'Europa della restaurazione monarchica il trono tornò perciò a Ferdinando di Borbone, napoletano che proponeva una pace senza vendetta.
Pittore, grafico, poi autore e regista radiofonico ma soprattutto teatrale (nonchè fondatore con Peppe e Concetta Barra di una compagnia), Lamberto Lambertini ha girato corti, film sperimentali e "Vrindavan Film Studios", suo primo lungometraggio. In questa seconda opera dalla gestazione decennale - da lui anche scritta - la cura della ricostruzione è di corto respiro, in quanto dimensione privata, dai pochi personaggi e molti interni. La messinscena si regge sulle interpretazioni di Omar Sharif e Maurizio Donadoni perché, nella recitazione dei più giovani, la poetica di base sulla "gentilezza" ha la profondità del vuoto. E se come dice il protagonista "lo spettacolo è nello spettatore", il film per l'appunto aiuta poco.
La frase: "Il popolo non vuole seguire a lungo chi promette sempre guerra".
Federico Raponi
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