06 Settembre 2005 - Intervista
"Ogni cosa é illuminata"
Intervista "FACCIA A FACCIA" al protagonisti ed al regista.
di Pierre Hombrebueno


Fare l'attore, soprattutto negli States, non si limita mai al solo fatto di recitare. Infatti bisogna anche avere una certa flessibilità nelle relazioni pubbliche, nella capacità di rapportarsi coi media et affini.
C'è chiaramente chi non ci riesce, ma per nostra fortuna non è il caso di Liev Schreiber, Elijah Wood e Eugene Hutz, che abbiamo incontrato per discutere di Everything is illuminated.
Di una incredibile brillantezza, i 3 si sono dimostrati disponibilissimi e passionali. E' un film in cui credono, e per capire questo bastava osservare i loro occhi mentre descrivono le emozioni, il come e il perché dell'opera.


LIEV SCHREIBER

Allora, perché darsi alla Regia?
Liev Schreiber: Innanzitutto perché fare l'attore è meno personale. Eheh, comunque, mi sono avvicinato alla regia per incidente. Quando mio nonno è morto ho deciso di scrivere su di lui, soprattutto per riscoprire il mio passato.
Poi ho letto questo libro di Jonathan Foer, e l'ho trovato così vicino con la storia che stavo scrivendo. Ho conosciuto Jonathan e siamo andati a cena insieme, parlando di tutto (dei nostri nonni, dell'attuale situazione politica, ecc ecc..), e alla fine della serata abbiamo deciso di farne un film.

Il personaggio di Elijah Wood non rispecchia un po' te stesso?
Liev Schreiber: No, è innanzitutto la storia di Foer. Certo, è molto vicina anche alla mia di storia, al mio rapporto col nonno. Penso che l'America sia una nazione di nipoti, e tutti noi dovremmo tornare indietro alle nostre radici per esplorare le nostre origini. Everything is illuminated è un film sui rapporti nonni e nipoti, infatti, se c'avete fatto caso, la generazione dei padri è completamente cancellata.

Il film è veramente emozionante.. vuoi parlarci delle emozioni che hai provato dirigendolo?
Liev Schreiber: Fare film è un esercizio di memoria. E purtroppo io ho sempre avuto problemi con la memoria. E quando non hai un buon rapporto con la tua memoria, subisci una crisi d'identità. Ed è ok se sei un attore.. Ma quando mio nonno è morto tutto m'è crollato. Ed è lì che ho capito che volevo indagare su mio nonno. Cercare di capire che persona era e che persona è stata mio nonno. Perché conoscendo mio nonno, avrei conosciuto anche me stesso. Ed è stato emozionante si, anche perché credevo che questo film sarebbe stato completamente snobbato.

Che cosa simboleggia il suicidio del nonno nel film?
Liev Schreiber: E' che ogni anno noi ricordiamo l'olocausto e tutti gli orrori che esso ha portato. Ma si tende spesso a dimenticare che anche chi ha sopravissuto all'evento ha subito una grande crisi. Noi ricordiamo i morti, ma ci dimentichiamo dei vivi, delle anime lacerate dei sopravissuti. Sono persone alienate, dall'emotività disintegrate. E poi… tutto è partito sempre dalla morte di mio nonno. Cerchiamo di considerare la morte come qualcosa che non è la fine, pensiamo che comunque i nostri cari morti saranno sempre con noi, dentro di noi. E si, nel film, la morte del nonno è simbolica. E' come abbracciare la morte per abbracciare, raggiungere la vita che gli è stata negata.

ELIJAH WOOD

La storia narrata è molto vicina al regista. E tu, ti sei in qualche modo rivisto nel personaggio che interpreti?
Elijah Wood: Beh.. purtroppo non ho mai fatto un viaggio simile a quello che compie il mio personaggio…
Però, elementi come la ricerca del proprio passato, le connessioni con la memoria.. ecco, lì mi sono riconosciuto.
Trovo importantissimo imparare dalle memorie, e purtroppo mi pento di non aver mai fatto un viaggio alla scoperta delle mie radici, ma ci lavorerò senz'altro sopra.

Com'è stato lavorare con Liev?
Elijah Wood: E' stata un'esperienza meravigliosa. Lui aveva una visione chiarissima sia del personaggio che del soggetto. E pensate che è pure un debuttante. Sicuramente il suo essere stato un attore (un grande attore!) ha aiutato il suo approccio alla direzione del cast..

Vi faceva improvvisare?
Elijah Wood: Più che improvvisare… io la chiamerei solamente libertà. Ci lasciava libertà.

Hai interpretato Frodo nella saga de Il Signore degli Anelli. Non hai paura che diventi una sorta di maledizione alla Anthony Perkins / Norman Bates per te? Insomma, di essere comunque sempre e solo ricordato per Frodo?
Elijah Wood: Non penso. Sto lavorando un film molto diversi tra di loro proprio per questo, per non rimanere in Frodo. Penso di non correre questo pericolo.

Hai mai pensato di passare dietro la macchina da presa?
Elijah Wood: Si, assolutamente, mi piacerebbe molto.

E che film vorresti dirigere?
Elijah Wood: Everything is illuminated è stato un film personalissimo per Liev. Quindi pure io vorrei girare un film molto personale, un film in cui mi riconoscerò facilmente nel protagonista.. perché sarà la mia storia.

Se non sbaglio prossimamente lei interpreterà quel punk allucinato di Iggy Pop, vero?
Elijah Wood: Si, e sinceramente questa cosa mi spaventa tantissimo. Insomma.. Iggy è uno tosto. Innanzitutto dovrò perdere tanti kg… cioè, io sono magro eh, ma Iggy è paurosamente anoressico.

Beh, sei veramente un attore molto versatile. Passare da Frodo, al killer di Sin City, a questo ruolo drammatico di Everything is illuminated, e poi persino Iggy Pop… ma se ti facessero scegliere, che ruolo vorresti impersonare?
Elijah Wood: Sicuramente una commedia. Non ho mai fatto una commedia spensierata, magari pure sul demenziale. Vorrei avere l'occasione di esplorare questo genere.

Domanda finale, preferisci lavorare in blockbuster come Il Signore degli anelli, o in piccole produzioni come questo film di Liev?
Elijah Wood: E' meraviglioso lavorare in entrambi. E poi, il processo di lavorazione è uguale. Cambia solo il budget.

EUGENE HUTZ

E' vero che ha vissuto in Italia?
Eugene Hutz: Si, ho vissuto in Italia clandestinamente per un anno. Era alla fine degli anni 80', ed era un lungo processo per raggiungere gli U.S.A. Sono passato per l'Ungheria, la Croazia, fino a raggiungere l'Italia. E solo dopo gli States.

Lei è il leader di un gruppo punk. Com'è stato passare dalla musica al Cinema?
Eugene Hutz: Guarda, io non ho mai fatto una scuola di recitazione in vita mia. Sono sempre stato solo un cantante. Poi, per puro caso, Liev ha sentito delle nostre canzoni e ha trovato la nostra musica molto interessante. Un giorno m'ha chiamato, e in quel periodo, guardacaso, stavo proprio leggendo il libro di Jonathan Foer.
Ci siamo visti. Mi ha chiesto che cosa pensavo del libro.. e io gli ho detto che mi piaceva.. poi è stato lì che mi ha proposto di interpretare il personaggio di Alex.. chiaramente ho subito accettato.

E ora, come pensi di combinare la tua carriera musicale e cinematografica?
Eugene Hutz: E' chiaro che, se ne avrò occasione, vorrei riuscire a combinare entrambe le carriere. Però la musica è più grande di me. Io sono innanzitutto un cantante, e questo non cambierà mai.

Qual è stata la tua più grande difficoltà nell'interpretare Alex?
Eugene Hutz: Io sono abituato a scatenarmi durante i miei concerti con la band. Insomma, di certo non sono una persona tranquilla. La difficoltà è stata individuare e studiare questi nuovi segni/segnali, tipicamente cinematografici. E' stato come imparare un nuovo alfabeto.


  

Intervista per il film "Ogni cosa é illuminata".


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