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22 Febbraio 2013 - Conferenza
"Educazione siberiana"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio
"Io volevo ringraziare con grande sincerità e forza Cattleya e Rai Cinema, perché questo era un progetto pieno di rischi. Sono stati fatti a Londra degli screening test e sono andati bene, quindi la cosa ci ha molto incoraggiati. Poi, devo dire che, di tutti i film che ho diretto, questo è quello che preferisco, perché è anche quello da cui ho imparato più cose. Un film difficile e di prime volte".
A parlare è il napoletano classe 1950 Gabriele Salvatores, vincitore del premio Oscar grazie a "Mediterraneo" (1991), che, per "Educazione siberiana", suo quindicesimo lungometraggio cinematografico, parte dall'omonimo romanzo di Nicolai Lilin e porta in scena la crescita dei due amici Kolima e Gagarin; i quali, rispettivamente interpretati da Arnas Fedaravicius e Vilius Tumalavicius, vengono educati alla criminalità.
Nel cast, anche il veterano John Malkovich, che veste i panni di nonno Kuzja, capo del clan criminale siberiano, e la giovane Eleanor Tomlinson, che hanno incontrato a Roma la stampa affiancati dai due protagonisti, il regista, Nicolai Lilin, il produttore Marco Chimenz e gli sceneggiatori Stefano Rulli e Sandro Petraglia.
Nel film è fondamentale la figura del nonno Kuzja, maestro che rappresenta una figura chiave per la vita di Kolima. Come ha costruito John Malkovich il personaggio e chi sono i maestri di oggi?
Gabriele Salvatores: Abbiamo bisogno di maestri, anche solo per distanziarcene e smentirli, ma, in un'epoca come questa, nella quale il consenso generale sembra essere importante, essi non si trovano.
John Malkovich: Io ho avuto fantastici maestri, molto importanti nella mia vita. Ho imparato molto da attori molto più anziani di me, ma anche da giovanissimi, come quelli che ho recentemente diretto in Francia in una pièce teatrale.
Per quanto riguarda il mio personaggio nel film, sebbene io sia un grande lettore di libri di storia russa, non sapevo molto di questa faccenda e di questa comunità criminale. In realtà, per il personaggio c'è già tutto nella scrittura, non c'è altro che devi fare.
Cosa può dirci Nicolai Lilin a proposito del concepimento del testo letterario?
Nicolai Lilin: C'è poca importanza nei confronti dell'aspetto storico della vicenda, non era mia intenzione fare del libro un saggio documentaristico o una storia realistica, mi sono soltanto basato su un'esperienza personale. Volevo raccontare storie umane e la vedo come una vicenda universale, che può essere ambientata non solo in Russia.
Come si è lavorato sulla trasposizione del libro?
Gabriele Salvatores: Con Stefano Rulli e Sandro Petraglia abbiamo dovuto a malincuore tagliare una quantità enorme di situazioni legate a personaggi inediti meravigliosi, come il ragazzino che viveva da solo in un vagone abbandonato e veniva chiamato il ferroviere. Comunque, passerei volentieri la domanda a loro.
Stefano Rulli: E' un piacere quando devi lavorare su un libro così pieno di emozioni. Ci è sembrato giusto dare maggiore peso al personaggio di Gagarin, visto che è universale e rappresenta la crisi dopo la fine dell'Unione sovietica, mentre Kolima è la radice, la tradizione.
Il corpo di John Malkovich, nel film, è ricoperto di tatuaggi, che finiscono per rappresentare un po' un costume…
John Malkovich: Ricoprirmi di tatuaggi è stato un lavoro complesso che ha richiesto molto tempo, ma la truccatrice è stata davvero brava e, soprattutto nella sequenza della sauna, ti rendi conto del fatto che essi raccontano molto di questo personaggio, un po' come i suoi costumi. Io lavoro sempre a stretto contatto con la costumista, perché per me i costumi sono importanti.
Nella realizzazione del film, c'è stata forse una certa influenza da "C'era una volta in America" di Sergio Leone?
Gabriele Salvatores: Diciamo che Sergio Leone è uno dei miei registi preferiti e che uno dei miei maestri di cinema è Nino Baragli, un ex borgataro romano che ha montato tutti i suoi film, oltre a quelli di Fellini e Pasolini.
Gli attori cosa possono raccontarci di questa esperienza?
Eleanor Tomlinson: Questa è la mia prima esperienza sia in Italia che con Gabriele, per me una cosa completamente nuova ed eccitante. E' stata un'esperienza che mi ha immediatamente presa, anche perché ho potuto recitare sia accanto a nuovi attori che a John, già di grande esperienza. Poi, questo film mi ha consentito di brillare nel mio ruolo.
Arnas Fedaravicius: Io non conoscevo Gabriele e, quando ho saputo che avrei dovuto interpretare il film, mi sono interessato alla sua filmografia. A quel punto, mi sono spaventato, perché ho capito la grossa dimensione della pellicola che andavo a interpretare. E' stato un lavoro mitico e magico, non c'era bisogno di parlare, bastava sentirlo.
Vilius Tumalavicius: Devo essere onesto, non conoscevo neppure io Gabriele, ma sul suo set sono stato sempre felice, perché non ti sgrida mai, neanche quando commetti errori. E' un regista che ha la grande qualità di saperti comunicare ciò che desidera da te.
Quanto è costato il film e in quali paesi è stato venduto?
Marco Chimenz: E' costato circa nove milioni di euro. Per quanto riguarda le vendite all'estero, in Europa è già stato acquistato dai maggiori territori, ma abbiamo avuto offerte anche da Regno Unito, Stati Uniti e Canada.
Se doveste scegliere uno dei precetti di nonno Kuzja?
Gabriele Salvatores: Un uomo non può possedere più di quello che il suo cuore può amare.
Eleanor Tomlinson: Concordo!
Arnas Fedaravicius: Stavo per dire la stessa cosa (ride).
Vilius Tumalavicius: E' incredibile, anche io lo stavo per dire (ride).
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