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03 Novembre 2005 - Conferenza stampa
"Crash - Contatto fisico"
Intervista al regista Paul Haggis e al produttore Aurelio De Laurentiis.
di Ilaria Ferri
Quindi la gestazione di questo film è stata caratterizzata da tante difficoltà ma poi ha avuto anche tante soddisfazioni…
Paul Haggis: è stata un'esperienza fantastica, davvero meravigliosa ma piena di difficoltà! Durante le riprese ho anche avuto dei problemi di cuore, ho dovuto prendere tre settimane di pausa perchè ero in terapia intensiva per un infarto, hanno girato senza di me solo la scena finale e me l'hanno mostrata in ospedale portandomi il girato! Ho dovuto continuare a lavorare con una continua assistenza medica sul set, ma non volevo assolutamente abbandonarlo!!
Mentre scriveva la sceneggiatura si è documentato facendo delle ricerche sulla cronaca e la realtà di Los Angeles?
Paul Haggis: Non ce ne è stato bisogno, sebbene le cose che accadono nel film non sono così frequenti(nel film accadono in meno di due giorni - ndr), sono purtroppo episodi che accadono nella vita di tutti i giorni. Io li ho combinati nel giro di poche ore per farne quasi un'allegoria della realtà odierna.
Mi hanno colpito molto le diverse reazioni del pubblico in sala durante le prime visioni in zone diverse della città, al di la del fatto che c'è a chi è piaciuto e a chi no, nei quartieri popolari ho visto donne che durante la scena della perquisizione che Matt Dillon fa a Thandie Newton sono rimaste molto turbate perché hanno rivissuto esperienze analoghe.
La paura del diverso negli ultimi tempi è aumentata, si è creata più instabilità, pensa che in parte sia dovuto all'11 settembre? E andando avanti sarà un processo irreversibile?
Paul Haggis: Il razzismo e l'intolleranza sono sempre esistiti e l'11 settembre è stata sicuramente una grande tragedia, ma nel mondo ce ne sono state e ce ne sono tuttora tantissime altre.
Come ha calibrato tra loro tragedia e speranza? Ci è sembrato che il tema del razzismo sfumasse in quello dell'intolleranza, è così?
Paul Haggis: si in effetti Crash è un film sull'intolleranza, è un problema grandissimo, dall'intolleranza nasce la paura… Ma io mi definisco il più cinico fra gli ottimisti: appena arrivato a Los Angeles anni fa, nevicò, "la prima nevicata dopo tanto tanto tempo" mi dissero, perciò se può nevicare a Los Angeles, c'è ancora speranza!
Ultimamente il mercato americano ha prodotto diverse pellicole con episodi che si intrecciano lungo la durata di tutto il film, vedi Magnolia, Traffic, Pulp Fiction e altri, è nato un nuovo filone? Si è ispirato a questi film?
Paul Haggis: è impossibile non essere influenzati dai film precedenti, ma ho cominciato a scrivere il soggetto di questo film seguendo i due personaggi quasi come un pedinamento, il flusso dei miei pensieri ha permesso di creare in modo spontaneo e mai premeditato.
Ha scritto anche la sceneggiatura del nuovo film di Clint Eastwood ci può anticipare qualcosa?
Paul Haggis: Ho scritto la sceneggiatura l'anno scorso, le riprese sono finite proprio in questi giorni. Il film si intitolerà "Flags of our fathers" e racconta la battaglia di Iwo Jima durante la seconda guerra mondiale. In questo periodo sto lavorando anche ad un film ambientato in Iraq, il dramma di un padre che smarrisce suo figlio.
In attesa di vedere al cinema le prossime fatiche di Paul Haggis, salutiamo un simpatico personaggio che riesce a parlare instancabilmente per ore, raccontandoci molto di se stesso e della società americana di oggi.
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