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05 settembre 2003 - Conferenza stampa
"Coffee and cigarettes"
Intervista al regista Jim Jarmusch
di Teresa Lavanga
Crede che sia difficile distribuire un film in bianco e nero?
I meri discorsi commerciali non mi hanno mai interessato, io mi interesso delle varie forme d'arte cinematografica. In Italia il film sarà distribuito dalla BIM, e non credo ci saranno problemi, anche se quella di ieri sera era una prima mondiale e quindi non possiamo sapere come verrà accolto in altri paesi.
Da dove viene la sua ispirazione?
Non credo di poter rispondere a questa domanda. E' come chiedere da dove viene la musica. Credo che l'ispirazione venga dalle situazioni capaci di commuovere, di far ridere, dalla vita stessa. Credo che venga dal mio interesse nel sentire le conversazioni in un ristorante, nell'origliare i dialoghi fra le persone. Mi piace osservare i dettagli della natura umana, le quisquiglie della vita. La pausa caffè è una delle parti meno drammatiche della giornata di ognuno, un momento che mi consente di esplorare ciò che succede fra le persone, i malintesi, la cattiva comunicazione, le preoccupazioni e le piccole gioie di ogni giorno.
Il film vuole essere un atto di difesa nei confronti dei fumatori tanto bistrattati in America?
Io credo che alla gente piaccia stare insieme, parlare e spesso usa droghe per rilassarsi. La nicotina e la caffeina sono droghe potenti forse più di altre che vengono normalmente considerate illegali. La gente usa queste sostanze per i motivi più disparati, per rilassarsi, per nascondersi, per dimenticare. In alcune culture, come quella degli indiani d'America, la nicotina è sacra. Io però non giudico nè chi ne fa uso, nè i personaggi del film. Non prendo posizione.
Crede che il risultato finale del film sia una carrellata su come sia cambiato il modo di interagire degli uomini?
Penso l'opposto. Le cose non cambiano, non ho intenzione di fare una cronaca del cambiamento. Da sempre l'uomo si siede intorno ad un tavolo per parlare con i suoi simili. Questo film parla piuttosto della consistenza e della sostanza della natura umana.
Molti dei personaggi interpretano sè stessi, è stato difficilefar conciliare la vera natura di un attore con quella del personaggio?
Ho costruito la sceneggiatura prendendo in considerazione i singoli attori. Ognuno di loro interpreta sè stesso e l'astrazione di sè stesso. Sullo schermo portano le loro qualità, anche se esagerate. In questo però si sono divertiti, in fondo sono tutte persone dotate di un notevole senso dell'umorismo.
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