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06 Aprile 2010 - Conferenza
"Basilicata Coast To Coast"
Intervista al regista e al cast.
di Federico Raponi
Ad accompagnare la proiezione del film "Basilicata coast to coast" a Roma c'erano il regista/attore Rocco Papaleo con gli interpreti Alessandro Gassman, Paolo Briguglia, Max Gazzè, Giovanna Mezzogiorno, Chiara Potenza.
Come è partito il progetto e come è avvenuta la scelta del cast?
Rocco Papaleo: Intanto è un'emozione essere qui, per un 50enne arrivato a scrivere e dirigere un film. Da tempo Elisabetta Olmi mi trapanava un orecchio e Giovanna Mezzogiorno l'altro con l'idea di farlo. Elisabetta poi mi ha presentato Isabella Cocuzza e Arturo Paglia (i produttori, ndr), e io ho lavorato alla sceneggiatura insieme a Valter Lupo, con cui scrivo teatro-canzoni che porto in giro da 20 anni nei buchi romani. Spinto dalle insistenze, mi sono trovato di fronte a problematiche grosse, diverse dall'affittare una saletta a 30-40 euro, ho trovato un "feedback" con la Eagle Pictures (che coproduce, ndr) e siamo arrivati qui.
Giovanna Mezzogiorno: Con Rocco siamo amici da 12 anni, quando partecipammo insieme a "Del Perduto amore" di Michele Placido. Fu una lavorazione durissima, e lui è stato molto importante, una presenza che mi ha sostenuto. Nel cinema in genere poi ci si perde, ma noi siamo rimasti legati, quando ero a Roma lo chiamavo. Anni fa mi aveva fatto leggere un raccontino, e io ho cominciato col "trapanamento", che è la mia specialità. Sono felice che abbia deciso di buttarsi, sono contenta di esserci stata nel momento del germogliare del progetto e poi c'è stato un grande affiatamanto.
Alessandro Gassman: Sono stato l'ultimo ad entrare nel progetto, Rocco mi aveva fatto leggere la sceneggiatura. Avevamo lavorato insieme ne "La Bomba", eravamo diventati amici e ci siamo reincontrati a Roma, dove abitavamo vicini e finivamo a cantare con Lupo. E' un film anomalo, libero, e questa è la sensazione che si aveva quando giravamo. Mi ha tolto molti pudori, come nel cantare, grazie alla piena fiducia e alla buona sceneggiatura, ed è stato occasione per fare un viaggio con amici e persone che si stimano.
Paolo Briguglia: La partecipazione è nata da due passioni comuni. Io cantavo e strimpellavo fin da piccolo, e sarò grato per sempre a Rocco per avermi coinvolto. E poi mi piace camminare con ritmi umani, per cui ho voluto far parte di questo respiro collettivo. Rocco mi aveva già portato a suoi concerti in Basilicata, una volta mi ha fatto improvvisare su Johnny Cash e molto di questo spirito è entrato nel mio personaggio. Nel Sud ci sono talento e creatività non espresse, per colpa di stanchezza e strutture lente.
Max Gazzè: Con Rocco ci conosciamo da 20 anni, e tra noi c'è una grande sintonia. Mi ha chiamato durante le ricerche delle location parlandomi del mio personaggio, e io non ho neanche letto la sceneggiatura dicendo subito sì. La musica al posto delle parole è una forma di espressività archetipica, il ruolo che ho interpretato ha una poetica straordinaria e sul set umanamente mi sono trovato benissimo. Personalmente è un'esperienza che mi ha dato molto, e anche il modo di riflettere sul vivere le cose col cuore e non con la testa.
Chiara Potenza: Rocco mi aveva visto a teatro, mi raccontò del progetto e poi all'improvviso, mesi dopo, mi hanno chiamata per il provino.
Rocco Papaleo: Michela Andreozzi la conosco da anni, mi aveva folgorato a teatro.
Difficoltà nel trasporre il teatro-canzone nel cinema?
Rocco Papaleo: Intanto le difficoltà tecniche di riprendere ciò che si suona. Siamo andati avanti con garibaldinismo, fidandoci dell'interpretare una canzone sola secca, senza altri ciak. Poi, a differenza del teatro, se piove non puoi girare e inoltre non puoi puntare sull'evocazione, per cui dovevamo creare immagini in una sorta di "videoclippismo". Siamo stati fortunati, perchè giravamo cose senza senso e abbiamo creato un linguaggio musicale.
Perchè nel film era stata cacciata dal quotidiano "il Mattino"?
Giovanna Mezzogiorno: Il mio personaggio era disinteressato e molto annoiato, con la tenerezza di chi non ha fatto e concluso nulla. Nella vita ci sono momenti che vengono risolti da avvenimenti e incontri, e questo era il mio caso. L'allontanamento dal giornale era un elemento che ci ha divertito, ma era un pretesto.
Un Sud che è sia rimasto indietro che modernizzato, dal ruolo della donna all'energia, con pale eoliche e pannelli solari...
Rocco Papaleo: La questione meridionale per me è molto importante, un fardello e una passione. La Basilicata del film è un non-luogo, non è da documentari ma un po' quella nella mia testa di ragazzo, perchè fino a 18 anni sono rimasto lì e ricordo le messe beat che poi spiegano la radice "Easy rider". C'è quindi un'idea delle pulsioni dei '70, capaci di sogni velleitari ma necessari, altrimenti non faresti nulla. E' un Sud prefigurato e conservato nell'anima, come l'immagine di mio zio che andò e tornò insieme ai suoi amici con una FIAT 600 a Parigi, dove montarono una tenda. Cosa vuol dire? Nulla e tutto.
Quello con la terra è un legame forte?
Rocco Papaleo: La mia terra è tutta la Terra, il campanilismo è un po' antipatico, il mio è un federalismo sentimentale. Mi piaceva parlare della Basilicata, ma non per dare un messaggio. Il film non l'ho ancora capito, leggerò le vostre critiche. Per me è come una creazione, una poesia, non so poi cosa evapora da essa, offre spazio all'interpretazione.
Max Gazzè: C'è un detto zen secondo il quale se vuoi sapere da dove nascono i fiori non lo sa neanche il signore dei fiori.
Rocco Papaleo: Ancora non ho imparato a girare con un blocchetto per gli appunti quando sto con Max, che è un pozzo di sintesi. Una volta ero andato a trovarlo dietro al palco prima di un suo concerto, e sul termine "swing" mi ha cominciato a parlare senza fermarsi finchè il manager l'ha trascinato via perchè doveva cominciare a suonare.
Il contributo di Rita Marcotulli?
Rocco Papaleo: E' stato un altro incontro fantastico, una conoscenza. Ero innamorato della sua musica, l'avevo vista suonare varie volte, per me era come Padre Pio per i cattolici, e - senza voler offendere - anche senza le mani bucate, la più grande pianista e jazzista italiana. Ha in mano la sintesi di tutto, sono ancora stordito per il suo contributo al film e per il nostro lavoro futuro.
La canzone "Mentre dormi" l'ha scritta proprio per il film?
Max Gazzè: Era in corso d'opera, ed ho fatto in modo che contenesse la presenza del film.
Come è riuscito a far star zitto Gazzè?
Rocco Papaleo: Solo durante i ciak.
L'omaggio a Gian Maria Volontè?
Rocco Papaleo: "Cristo si è fermato ad Eboli" è tra i capolavori di Carlo Levi, per noi lucani è un riferimento molto forte, e nel film mi piaceva l'episodio buffo del brindisi ad un certo tipo di attore.
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