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18 Dicembre 2009 - Conferenza
"Arthur e la vendetta di Maltazard"
Intervista al regista.
di Francesco Lomuscio
In occasione dell'uscita italiana di "Arthur e la vendetta di Maltazard", sequel di "Arthur e il popolo dei Minimei", del 2006, il regista Luc Besson è approdato a Roma per presentare il film alla stampa.
Quali cambiamenti ci sono stati rispetto al primo capitolo?
Luc Besson: Come me, le cinquecento persone che avevano lavorato al primo film non avevano mai fatto animazione, quindi abbiamo imparato tutti. Poi c'è il terzo episodio, girato contemporaneamente a questo e che sarà incentrato molto di più sulle avventure.
Cosa è stato introdotto di nuovo nella creazione dei personaggi?
Luc Besson: Vado molto d'accordo con l'autore dei libri da cui prendono il via questi film. La differenza sostanziale sta nel fatto che, mentre i libri sono stati scritti l'uno di seguito all'altro, l'attore protagonista Freddie Highmore, rispetto al primo film, è cresciuto di tre anni. Poi, non so cosa gli diano i genitori da mangiare, ma, se continua a crescere così, andrà a finire che sarà lui a fare Maltazard (ride).
Quale è la sua posizione nei confronti del 3-D?
Luc Besson: Io credo soprattutto nelle storie che funzionano, quindi, se si ha una buona storia, il 3-D può andare benissimo; ma va usato con gusto e talento, perché sono contrario all'automatismo a tutti i costi. Ultimamente, ho visto film in 3-D la cui storia non valeva niente.
I cartoon Disney e Pixar rappresentano una sfida per lei?
Luc Besson: Innanzitutto, non abbiamo la stessa cultura, comunque, è un gruppo in cui sono presenti anche tecnici francesi e italiani, quindi, diciamo che c'è uno scambio. Non parlerei di opposizione, l'animazione sta vivendo un periodo in cui è molto viva, sia in Europa che negli Stati Uniti, e ciò ci obbliga tutti a fare sempre meglio.
E questa sua attività nel cinema d'animazione può rappresentare un modo di andare contro il dominio USA?
Luc Besson: No, non vuole essere una risposta francese, ho sempre pensato che siate voi giornalisti ad essere affascinati dagli americani (ride). Gli americani riescono a fare una città con un mouse, che è tecnicamente affascinante, ma culturalmente lo è meno. Invece, ciò che mi affascina e mi impressiona è la cultura europea. Se faccio un elenco dei migliori venti o trenta registi esistiti, almeno dieci sarebbero italiani; pensate a Coppola o Scorsese (ride).
Come mai, rispetto ai primi film, è diventato più buono?
Luc Besson: Trovo che nel mondo, negli ultimi cinque anni, ci sia stata talmente tanta povertà che non ho voglia di aggredire il pubblico anche con i film, voglio dargli dolcezza e serenità e, soprattutto, dare ai bambini il coraggio per affrontare il pianeta sporco che farà parte del loro futuro. Ai tempi di "Nikita" e "Léon", la società borghese della Francia se ne stava lì tranquilla, quindi, mi piaceva tirarle la coda ogni tanto.
Quale è il film che più la colpì quando era bambino?
Luc Besson: Quando ero piccolo io, si aspettava per dodici mesi il film di Natale ed era l'unico che si andava a vedere durante l'anno. Ho amato "Il libro della giungla", ma anche "Lilli e il vagabondo".
E' vero che d'ora in poi dirigerà solo cartoon?
Luc Besson: No, questo non l'ho mai detto, cerco soprattutto di seguire le mie voglie.
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