Spanglish - Quando in famiglia sono in troppi a parlare
La famiglia americana vista attraverso gli occhi di chi viene da fuori.
I problemi di una mamma single messicana appena emigrata nell'apprendere il modus vivendi statunitense, osservati da chi, invece, si trova a ricevere.
E' questa l'idea di base di Spanglish, il nuovo film di James L. Brooks (Voglia di tenerezza, Qualcosa è cambiato) qui nella triplice veste di regista, sceneggiatore e produttore: un incontro/scontro di sguardi e culture in un Paese (l'America) che conta una delle comunità ispaniche più popolose al mondo.
Centro/epicentro della vicenda la casa della ricca famiglia Clasky dove la nuova domestica Flor (Paz Vega al suo debutto hollywoodiano) porterà le proprie tradizioni messicane/cattoliche a confrontarsi con uno stile di vita a lei del tutto sconosciuto. Ad assumerla è infatti la nevrotica padrona di casa Deborah (Tea Leoni) un'eccentrica donna tutto footing e palestra che da tempo ha perso contatto umano con il marito John (Adam Sandler) e la figlia "poco magra" Bernice, nonostante abitino tutti sotto lo stesso tetto. Flor si trova, in poche parole, all'interno di una seria crisi matrimoniale, in un clima di tensione del quale diventerà co-protagonista quando, durante l'estate, dovrà portare con se al lavoro anche la figlia adolescente Cristina (una bravissima Shelbie Bruce).
Le reciproche, non gradite, intrusioni nell'ambito educativo dei rispettivi figli diventerà il punto di partenza per una conoscenza sia "dell'altro" che di se stessi.

Se qualcuno dovesse aver frainteso, subito un avvertimento: non è un film comico, le risate si contano sulle dita di una mano, e lo spesso demenziale Adam Sandler sembra voglia qui confermare, dopo Ubriaco d'amore, la decisione di impegnarsi sempre più in ruoli di stampo drammatico. Non per queste ragioni la pellicola non vale la visione, anzi seppur con tempi compassati, James L. Brooks ci fa seguire attentamente tutte le ramificazioni di una vicenda abbastanza complessa e interessante, lasciando insoluti pochi dettagli marginali (c'è un figlio minore che appare solo ad inizio e fine film. Che senso ha?). La storia ha poi una solida base d'attualità mostrando quanto sia difficile integrarsi non solo nella quotidianità (la lingua) ma anche a livello mentale (l'accettazione di usi che non si sentono propri) per i molti emigranti che hanno abbandonato le proprie origini. Persone che spesso hanno paura ad affrontare il nuovo, preferendo l'isolamento culturale e relazionale. Problematiche che si ritrovano, seppur mosse da altre ragioni, anche nel personaggio di Sandler, un marito vittima dell'instabilità mentale della moglie che preferisce una media tranquillità ad una potenziale, ma traumatica, felicità.
Spanglish (titolo che gioca sulla fusione tra i termini english e spanish) non sarà certamente il miglior film di L. Brooks data l'assenza di quel sarcasmo misto a dolcezza trovato tante altre volte nei suoi lavori, ma quel che ha da dire vale l'ascolto.

La frase: "- Conoscete il significato della parola colpevole? - Certo che lo conosciamo, siamo cattolici!"

Andrea D'Addio

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