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Snakes on a plane
Se andiamo a riscoprire vecchi e dimenticati lungometraggi come "Stanley" (1972) di William Greefe o l'hongkonghese "Killer snakes" (1975) di Chin Hung Kuei, possiamo renderci facilmente conto del fatto che di serpenti usati da pericolosi individui per conseguire vendette o, comunque, scopi personali, l'universo della celluloide ne ha proposti non pochi.
Probabilmente, la visione di uno di questi lavori non deve essere sfuggita al super-ricercato boss malavitoso Eddie Kim (Byron Lawson), il quale, responsabile dell'omicidio di un importante procuratore, decide d'imbottire di velenosi rettili l'aereo su cui si trova il giovane Sean Jones (Nathan Phillips), unico testimone oculare dell'assassinio, che, scortato dall'agente dell'F.B.I. Nelville Flynn (Samuel L. Jackson), è in viaggio verso Los Angeles per deporre quanto visto.
E, come c'era da aspettarsi, il regista David R. Ellis, già responsabile di due gioiellini del cinema ad alta tensione come "Final destination 2" (2003, senza dubbio il miglior capitolo della trilogia) e "Cellular" (2004), dopo un fuorviante incipit da film vacanziero ci regala subito una sequenza d'azione, per poi dedicarsi all'indispensabile presentazione dei diversi personaggi che occupano la trappola volante (anche se l'esperto di kickboxing, considerando il genere a cui la pellicola appartiene, avrebbe meritato più spazio). Tutte potenziali vittime degli affascinanti discendenti digitali del viscido essere che, agli albori della vita, cambiò in maniera negativa il destino dell'essere umano, i quali, paradossalmente, sembrano ora essere tornati proprio per punire i peccatori del nuovo millennio. Non a caso, all'interno di quello che potremmo tranquillamente definire come una sorta di "Die hard 2" in salsa eco-vengeance, i primi a rimetterci le penne sono proprio due focosi passeggeri dediti al sesso ad alta quota, con tanto di spinello alla mano, mentre i temibili "mostri" striscianti, oltre ad intrufolarsi tra i piedi e sotto le camicie, mostrano un certo apprezzamento per occhi, capezzoli di donna e membri maschili.
Quindi, infarciti con funzionali dosi d'ironia, sono questi, raccapriccianti ma a loro modo divertenti, i momenti che valgono principalmente la visione di "Snakes on a plane", godibilissimo racconto per immagini in movimento che, in maniera curiosa, rispecchia non poco lo stile registico del sottovalutato Renny Harlin - al quale dobbiamo l'ottimo action-movie interpretato nel 1990 da Bruce Willis - testimoniato anche da una evidente influenza proveniente dal suo "Blu profondo" (1999), i cui letali protagonisti non erano serpenti, ma squali geneticamente mutati.
In conclusione, uno spettacolare insieme a tinte splatter che rientra tranquillamente nella media, pur rappresentando l'opera meno personale di Ellis, il cui tocco, come nel succitato "Cellular", è individuabile al massimo nell'atipico elogio che, senza ipocrisie, viene fatto alla moderna tecnologia, tanto che Nelville Flynn esclama: "Che sia lodata la Playstation!".
La frase:
- "Sei stato testimone di un omicidio, perché non hai chiamato la polizia?"
- "Hanno detto che sono tutti corrotti, non mi sono fidato".
Francesco Lomuscio
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