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Sinner
I fan del blood’n’ gore potrebbero storcere il naso dinanzi al secondo thriller di Alessandro Perrella alias Alex Perry, aggiudicatosi il Meliès d’Argent presso l’edizione 2006 del Fantafestival con "Hell’s fever", che raccontava la brutta avventura di un gruppo di giovani rapinatori rifugiatisi all’interno di una miniera dalla cattiva fama.
Già, perché, girata in formato 16 millimetri e a basso costo (siamo sui 700000 euro) in un castello di Giove di proprietà di Charles Band, noto produttore americano di b-movie, la tetra vicenda della giovane bibliotecaria Rebecca (Ivana Miño), convocata nella lussuosa residenza di un eccentrico principe (Robert Englund) per catalogarne i tanto antichi quanto preziosi libri, concede spazio agli effetti splatter e a momenti di violenza di taglio quasi argentiano soltanto in minima parte, privilegiando, al contrario, una certa atmosfera d’attesa costruita soprattutto sui dialoghi.
Atmosfera che, forte della fotografia ricca di contrasti per mano del televisivo Fabio Delle Fratte, finisce inevitabilmente per ricollegare il prodotto ad una vecchia ma mai tramontata concezione di cinema horror, in cui rientrano sia le trasposizioni dei testi di Poe effettuate da Roger Corman che titoli del calibro de "La frusta e il corpo" di Mario Bava, giocato come "Sinner" su un’inquietante storia di rapporti tra caratteri maschili e femminili.
D’altra parte, insieme a Stefano Pomilia e allo stesso Perrella, che cura anche l’efficace montaggio al fianco di Gerard Martí, a firmare la sceneggiatura è il Roberto Natale che, tra "Il boia scarlatto" e "Peccati di gioventù", trovò il tempo di concepire per il compianto maestro originario di San Remo gli script di "Operazione paura" e "Lisa e il diavolo".
Il resto, mentre il mistero s’infittisce e raccapriccianti segreti del passato vengono alla luce, lo fa un cast che, comprendente anche la Olga Shuvalova di "H2Odio", appare tutt’altro che disprezzabile, tanto da permettere all’insieme di distaccarsi di netto dal poco confortante look di prodotto italiano di genere del XXI secolo.
La frase: "Non capisce che disseppellire i propri peccati potrebbe essere dannoso?".
Francesco Lomuscio
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