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Shooting Silvio
2005: "Viva Zapatero!" di Sabina Guzzanti.
2006: "Il caimano" di Nanni Moretti.
2007: "Shooting Silvio" di Berardo Carboni.
Tre anni, tre lungometraggi incentrati sullo stesso, identico protagonista: Silvio Berlusconi.
Incredibile, ma vero, l'ex Presidente del Consiglio, grazie a tanti addetti ai lavori che gli vogliono male, rischia di trasformarsi, paradossalmente, in una delle più prolifiche icone cinematografiche, al pari livello di Jason Voorhees della serie "Venerdì 13" o, addirittura, del famosissimo agente segreto James Bond.
Ed è impossibile non ricorrere ad un tono sarcastico nel trattare l'opera prima di Carboni, girata in minidv ed incentrata su un giovane che tutti chiamano Kurtz (Federico Rosati), ricco scrittore orfano che, inizialmente interessato a realizzare un testo che si presenti come ironica denuncia dell'operato del Premier, finisce per desiderare di diventarne l'assassino.
E' impossibile perché, sebbene nel press-book si parli di film tutt'altro che terrorista o contro il padrone di Casa Mediaset, l'insieme di fotogrammi che scorre davanti ai nostri occhi assume, già a partire dai primissimi minuti di visione, una posizione che non possiamo certo definire neutrale.
Si va dall'(anti)eroe protagonista che indossa, tra l'altro, una maglietta raffigurante Ernesto Che Guevara, all'idraulico romano Francesco Berlusconi, costretto a togliere il suo nome dall'elenco perché vittima di scherzi telefonici; al solo, evidente fine di conferire a colui che viene anche ribattezzato (equivocamente?) Benito Berlusconi le fattezze di un vero e proprio cancro tricolore da debellare.
Quindi, immersi in un'atmosfera efficacemente grigia e triste (nota di merito alla fotografia di Alessio Valori ed alla confezione tecnica in generale), siamo nell'ambito di autentica pornografia - intesa come nuda e cruda rappresentazione - antiberlusconiana, infarcita di blando citazionismo verbale (da "Apocalypse now" a "Il grande dittatore", passando per "Karate kid" ed i morettiani "Caro Diario" e "La stanza del figlio") e nel cui discutibile cast di volti più o meno noti troviamo coinvolti anche Remo Remotti, Antonino Iuorio ed un duplice Alessandro Haber.
E, trattandosi di un esordio registico, l'immancabile voglia di virtuosismi gratuiti e sperimentazioni non ci risparmia neppure sequenze a cartoni animati, fotomontaggi dal taglio ironico e momenti in bianco e nero in cui, il più delle volte, l'unico colore saturo finisce per essere il rosso. Ma ciò deve essere interpretato come omaggio a "Schindler's list" o subliminale (???) messaggio politico?
La frase:
- "Di Berlusconi cosa pensi?"
- "Cioè? Vuoi sapere se l'ho votato?"
Francesco Lomuscio
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