Se chiudi gli occhi
Una mamma single che si divide tra la sua passione, il canto, e la routine di lavoro in un piccolo negozio, mentre a casa cerca un dialogo con il figlio adolescente in pena per un amore giovanile; un’amica che sogna di diventare attrice, ma senza grossi risultati; un poliziotto di origine turca che non ha paura del rischio, una ragazza dell’est che si presta al gioco di una gang di delinquenti che tratta un mercato nero di scambi di organi, organizzando di volta in volta gli appuntamenti per gli scambi. Tante vite che si legano l’un l’altra dopo uno strano incidente stradale di cui la “mamma” è testimone e che dona il “la” ad un’indagine della polizia. Siamo nella Siracusa di oggi, la mafia non c’entra nulla, il cattivo è un orientale che parla siculo e i complici equipe di medici senza scrupoli.

Nonostante il plot da thriller, l’opera prima di Lisa Romano, è una commedia. L’intreccio “giallo” è un pretesto con cui si entra soprattutto nelle vite delle due amiche, donne in cerca di una propria dimensione in un luogo dove non pare possano crescere sogni. Siracusa è sì fotografata per buona parte del suo splendore, ma oltre ad offrire l’immagine olografica di Santa Lucia per le preghiere dell’aspirante attrice (una trovata inizialmente divertente che purtroppo, con l’insistenza con cui viene proposta, finisce col diventare quasi trash) non dà gran sostegno alle prospettive di vita delle protagoniste. Tra equivoci e siparietti spesso a sé stanti, quasi avulsi dalla narrazione (come il lungo sfogo in camera del ragazzino) tanto da sembrare veri e propri videoclip quando la colonna sonora (bella, ma di cui si abusa troppo) diventa unico elemento del film (va bene veder correre una persona con l’I-pod, ma sentire tutta una canzone con lei, pare un po’ eccessivo). Lisa Romano, anche autrice della sceneggiatura, è abile nel tagliare corto sulle scene d’azione che tutti si aspetterebbero (come il blitz finale della polizia), evitando che la povertà del budget a disposizione possa rendere poco credibile il tutto, e ben dirige recitazioni volutamente sopra le righe (ma mai troppo) in modo da poter chiudere il tutto senza dare troppo peso ad eventuali incongruenze narrative. Si finisce così col pensare a “Se chiudi gli occhi”, nonostante i tanti difetti, come ad un film simpatico, sicuramente più valido di tante altre opere prime nostrane.

La frase: "- Vuoi fare un giro con me?"
"- E dove mi porti?"
"- Ovunque ti pare".

Andrea D'Addio

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