Andrea Ferraro, Antonio Sinisi, Roberto Ferraro, Diana Pucci, Marco Teti, Leonardo Viola, Maria Galatro, Marta Reggio, Lorenzo Pampallona, Marco Di Segni, Maurizio Mequio, Gianluca Santucci, Luciano Levrone, Daniele Miglio, Pamela Sabatini,
Luigi Giubertoni, Michele Liberati, Orlando Speranza, Adolfo Caposotto, Franco Borboni
Trama: Questo film è il secondo di tre previsti sul nome comune dell’umano. Il primo film, Je suis Simone (la condition ouvrière), attraverso l’esperienza in fabbrica di Simone Weil, ha esplorato un paesaggio, l’Ile Seguin, l’isola dove un tempo era situata la fabbrica della Renault, oggi cantiere per il futuro quartiere residenziale dell’arte e della scienza. In questo secondo si è attraversato, esplorato, mappato, l’ex manicomio S.Maria della Pietà, alla periferia nord di Roma. Con il terzo ci stiamo preparando a salpare in mare in compagnia di Ishmael, alla ricerca di Moby Dick. "Piano sul Pianeta (malgrado tutto coraggio francesco!)" è dedicato a Robert Flaherty, all’idea di un cinema partecipativo e necessario, come lo sono tutte le persone che si sono incontrate nel film per realizzarlo. Persone che vivono e respirano quel paesaggio, così da riuscire a fare una vera e propria autobiografia collettiva. Nulla è esterno nel film. Solo così è stato veramente possibile mappare, fare una topografia dinamica del luogo, dell’ex manicomio S. Maria della Pietà. Non come succede abitualmente in queste situazioni, dove autori, attori, produttori, cineasti, atterrano sui luoghi senza mai attraversarli internamente. Il declino e la pornografia di tanti film che si catapultano sui mondi per conquistarli e venderli, ma sempre sventolando le bandiere dei buoni sentimenti e della bontà. Questo film è un vero e proprio documento sullo strabismo, sulla potenza virtuale del cinema. Un film sull’archeologia del futuro, di fantascienza archeologica; qui non si danno risposte, si indica, non una strada, ma un’apertura, un’apertura alla vita, alla visione, al respiro, alla pulsione viva, all’esserci. Insieme a Francesco per rompere le gabbie rappresentative, i limiti visivi della rappresentazione, per aprirsi al movimento, alla costruzione, alla potenza di un atto di vita. E’un film d’amore: liberare la vita dalle violente forze distruttive che la minacciano.