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Ricordati di me
Più forte e con maggior convinzione di prima, il giovane regista romano racconta le aspirazioni soffocate e la vita complicata e deludente che appartiene a molti.
La famiglia di Muccino è una delle tante che si incontrano o che magari ci appartengono. Un luogo in cui è quasi impossibile riuscire a farsi ascoltare perché, in fin dei conti, sono proprio le persone che conosciamo da sempre, o almeno così ci pare, a sostenerci di meno, a strapparci con la violenza della noncuranza le nostre aspirazioni meno ovvie.
Carlo e Giulia sono così, nei confronti l'uno dell'altra ma anche dei propri figli: Valentina, alle soglie dei 18 anni e aspirante velina, e Paolo, 19 anni, alla vigilia di una maturità che gli sembra esclusivamente scolastica.
Si parlano, forse, ma certamente non si ascoltano, presi come sono da nuovi sussulti di gloria o di egoismo. Giulia vuole tornare alla sua antica passione di attrice finendo per calcare le scene di un piccolo teatrino off off, ma perdendosi di nuovo nella tormenta delle incertezze che anni prima le hanno fatto scegliere la più tranquilla professione di insegnante di liceo. Carlo invece ritrova Alessia, un antico amore, con la quale riprende una relazione abbandonata senza neppure ricordarne il perché, soggiogato dall'immutata bellezza della donna, e da quel vivo ed inaspettato interesse con il quale la sua antica fiamma ascolta commossa la lettura del suo unico e incompiuto romanzo.
Ciascuno dei personaggi si trova davanti ad un bivio, che rimanda come uno specchio, un'immagine che non corrisponde più a quella d'un tempo, offuscata com'è dalla paura, l'indecisione, l'amarezza e il rimpianto.
Il film di Muccino dimostra ancora la straordinaria forza cinematografica dei precedenti, ma con ulteriori accenti di verità, a tratti persino addolorata.
Tutto si muove nella sua 'mise en scène': i personaggi, che in pieno subbuglio corrono e si rincorrono in un sbattere di porte e tra urla esasperate, o la macchina da presa, che gira attorno a quegli uomini e donne quando si fermano di colpo, persi in un ennesimo dubbio o bloccati da quell'unica domanda che li angoscia e li tortura: "Ma tu come mi vedi?".
È una storia universale, sebbene descriva anche il mondo televisivo spietato e senza qualità, indiscutibilmente italiano. E tra tutti è proprio Valentina la figura più tragica decisa ad esibire con indifferenza la propria acerba seduzione in nome della propria ambizione ad una celebrità effimera e senza meriti. Il successo è di pochi e sempre più raramente dei migliori racconta Muccino. E mentre Giulia raccoglie gli applausi nel suo minuscolo teatrino, Guido viene bloccato nella corsa verso il suo nuovo e più vitale amore.
E su quel suo sorriso tirato e impossibile, richiesto da tutti per la fotografia del capodanno in famiglia, si scrive la parola fine ad un dramma che fine non ha.
Valeria Chiari
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