Ribelli per caso

Premiato ancor prima di uscire nelle sale italiane, il film di Vincenzo Terracciano ha raccolto consensi ovunque: dal premio della Giuria Giovane e del Pubblico al Festival di Villerupt, al premio NICE Città di Firenze, passando per il successo al Festival di Stoccolma e ai London Screening. Un successo dovuto probabilmente alla storia curiosa, ma non meno realistica, di cinque pazienti del reparto di Gastroenterologia di un non precisato ospedale del napoletano, che decidono di ribellarsi ai pasti sciapi e scialbi in nome di un bel piatto di paccheri lardiati (pasta con il lardo). I cinque protagonisti sono uomini normalissimi, afflitti da mali diversi e costretti a condividere un'unica grande camera, ma soprattutto a subire le "angherie" di un primario arrogante e saccente e le carenze del personale infermieristico troppo spesso inadeguato. La loro quotidianità è fatta di continue e deprimenti analisi e lunghe giornate di inattività; ed è proprio il pensiero di ricche e gustose pietanze a riuscire a far dimenticar la noia di quelle ventiquattro ore interminabili. Mentre le conversazioni vertono sempre più spesso sulle ricette, più o meno complesse, della cucina regionale italiana, si fa più concreta la voglia di mangiare del cibo "vero", anche a costo di rischiare la vita. I pazienti della stanza 104 decidono così di non opporsi più al crescente appetito: preparano una cena luculliana a base di pasta con sugo di lardo, crocchette, supplì e pastiera napoletana e si barricano dentro, lasciando nei corridoi del reparto, medici urlanti e mogli preoccupate.

Una ribellione inconsapevole nata dalla necessità di opporsi ad una situazione anormale e costretta come quella di una lunga degenza ospedaliera. Una commedia divertente in cui "signoreggia" la triste e annosa realtà della sanità italiana che non riesce da tempo a far guarire e a guarire. La regressione adolescenziale dei cinque uomini di mezz'età evidenzia il desiderio di ognuno di fuggire dalle situazioni difficili, trasformando il cibo in una valvola di sfogo attraverso cui riuscire a dimenticare, e magari anche riscattare, la propria dignità calpestata dall'arroganza e insensibilità della classe medica.
Asserragliati nella stanza e avvolti dagli odori di quei cibi proibiti, i protagonisti riconquistano la libertà di reagire con un semplice irresistibile baccanale.

Valeria Chiari

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