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Quasi Famosi
Quasi famosi sono i "Stillwater", il gruppo su cui il giovanissimo William Miller (l'esordiente Patrick Fugit) viene incaricato dalla leggendaria rivista "Rolling Stones" di scrivere un articolo. L'occasione della sua vita, tanto più che la redazione del giornale non immagina che si tratta di un sedicenne, anche se di talento. William si aggrega al complesso e ne vive l'ascesa e la potenziale incoronazione a star non con gli occhi del critico disincantato, ma piuttosto con quelli del fan e si lascia travolgere dal "colpo di coda" degli anni settanta.
L'abilità del regista, Cameron Crowe ("Jerry Maguire" / "Singles") non risiede tanto nel raccontare gli anni "dell'amore libero e dell'evasione nell'acido", ma nel saper cogliere come questo bombardamento di emozioni possa influire sull'adolescenza di un ragazzo. La vita di William viene sconvolta non soltanto dal contatto con i membri del gruppo, su tutti il chitarrista Russel (Billy Crudup / "Sleepers" - "The Hi-Low Country"), ma soprattutto dalla vicinanza di Penny Lane (Kate Hudson / "Il Dr. T e le Donne" - "About Adam") leader delle "groupie" degli Stillwater [le "groupie" erano delle fan che seguivano ovunque i loro beniamini lungo tutta la tournee - n.d.a.], attraverso la quale conoscerà le pene d'amore. La maturazione di William risulta maggiormente evidente in contrapposizione alla sua situazione familiare: cresciuto in una piccola cittadina della provincia americana dalla sola madre (Frances Mc Dormand / "Fargo" - "Wonder Boys") convinta che il rock avrebbe traviato il figlio in un'atmosfera di totale proibizionismo, lo spiraglio di luce di un'evasione da questa quotidianità avrà lo stesso effetto di una bomba sul giovane William.
Crowe tocca tutti i tasti della vita di un gruppo musicale: la gioia degli inizi, la fama conseguente ad una improvvisa popolarità, la perdita dei metri di misura con la conseguente affannosa ricerca dei "vecchi valori", le prime invidie interne che minano la serenità del gruppo fino alla catarsi finale che può sfociare nell'autodistruzione.
Ottimo tutto il cast, su tutti l'interpretazione di Philip Seymour Hoffman ("Flawless" / "Il Talento di Mr. Ripley") nei panni del giornalista rock Lester Bangs, mentore di William. La sua frase "Il rock è morto ragazzo, tu forse potrai coglierne il rantolo finale!" racchiude tutta la sua filosofia e cinismo sulla vita. Eccellente anche la scenografia e l'ambientazione totalmente convincenti. Insomma una pellicola veramente ben confezionata.
La frase:
- "Tu puoi dire alla rivista "Rolling Stones" che le mie ultime parole sono state: sono strafatto!"
- "Io penso che dovremmo lavorarci su queste ultime parole."
La chicca: Kate Hudson è la figlia del premio Oscar Goldie Hawn ("Fiore di Cactus" / "Soldato Julia").
Curiosità: Quando la sorella di William decide di partire lasciando la famiglia, oltre alle valigie carica in macchina la scatola di un noto gioco da tavolo: "Risiko".
Indicazioni:
Commedia divertente in cui potremmo ritrovare anche una piccola parte di noi stessi. Caldamente consigliata per chi non ha vissuto gli anni settanta.
Valerio Salvi
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