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Promised Land











Il discredito dell'avversario. Quando l'interesse di una parte non coincide con quello collettivo, e la sua proposta non è abbastanza convincente, la tendenza - di ripiego e distraente - è questa. Nella genesi di "Promised land" c'è stato un rimpallo tra realtà e finzione, tra il film e ciò che ne sta dietro rendendolo un oggetto spurio. A cominciare dal fatto che avrebbe dovuto segnare l'esordio dietro la macchina da presa di Matt Damon che però - dati i propri impegni – è stato solo co-sceneggiatore e protagonista affidando la regia a Gus Van Sant (il quale la firma, infatti, in modo impersonale), da cui era già stato diretto nel "Will hunting" con cui ottenne l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Soprattutto, però, tra i finanziatori di quest'opera contro il "fracking" - sistema di trivellazione per l'estrazione di gas naturale attraverso fratturazione idraulica ed uso di sostanze chimiche inquinanti - c'è l'emirato petrolifero Dubai, mentre la locandina italiana recita: "il film che la lobby dei petrolieri ha tentato di sabotare".

Al di là di un tale corto circuito, la storia raccontata prende l'avvio dalla crisi economica della provincia contadina dei piccoli proprietari terrieri, dove le fabbriche che avevano portato occupazione, alzando il tenore di vita, ora hanno chiuso. C'è poi la divisione tra chi, come gli anziani, si oppone alla costruzione dei pozzi, e quelli favorevoli per denaro, in quanto persone pronte ad andarsene o genitori desiderosi di offrire opportunità ai loro figli.
Tutto comunque si decide in assemblea, influenzabile – ma neanche troppo - dal locale rappresentante politico (corruttibile da subito, e quindi già calcolato in voce di spesa dalla multinazionale di turno). Ciò che tuttavia compromette il risultato generale è l'incredibile sorpresa sull'identità di uno dei personaggi chiave, come pure la contraddizione della presa di coscienza della figura centrale, capace di pronunciare la frase qui sotto riportata e reagire fin troppo ingenuamente alla verità, concludendo con un molto confuso discorso finale alla cittadinanza riunita.

La frase:
"Siamo una società da 9 miliardi di dollari, hai idea di cosa siamo capaci?".

a cura di Federico Raponi

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