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Pretty princess
Una volta trovata la formula vincente perché cambiarla? Questo deve essere stato il pensiero di Garry Marshall ("Se Scappi Ti Sposo") quando ha deciso di dirigere "Pretty Princess". Muovendosi sulla falsa riga di "Pretty Woman" e miscelando un pò di "Miss Detective" ha confezionato una perfetta favoletta per gli anni duemila.
La timida ed impacciata Mia Thermopolis (Anne Hathaway / "L'Altra Metà del Cielo") scopre improvvisamente di essere la nipote della regina Clarisse Reinaldi (Julie Andrews / "Victor/Victoria") dello stato sovrano di Genovia (che fa tanto europeo). Certo non sarà facile per Mia, che è tutto tranne che una principessa in erba, riuscire a digerire facilmente il suo nuovo ruolo, ma soprattutto la sua "nuova" nonna.
Per fortuna la madre di Mia, Helen (Caroline Goodall / "Hook"), e l'assistente della sovrana Joseph (Hector Elizondo / "Pretty Woman") sapranno guidarla in questo difficile momento.
La pellicola tende ad impartirci la stessa morale dei precedenti lavori di Marshall, ovvero che non ci sono limiti a ciò che possiamo essere, tranne quelli che ci poniamo noi stessi, a tal proposito Joseph si rivolge a Mia con una frase più o meno identica a quella che Laura San Giacomo (Kit) disse a Julia Roberts in "Pretty Woman". L'approfondimento, se così vogliamo chiamarlo, del regista sulla vita degli adolescenti e sul modo di porsi tra loro e verso la società, è decisamente stereotipato, banale e poco incisivo. Anche il ritmo non riesce a coinvolgere lo spettatore la narrazione stenta a decollare, un momento ci troviamo di fronte ad una commedia brillante e subito dopo ad una sorta di documentario moralista, il tutto in una sceneggiatura che non brilla né per dialoghi, né per trovate narrative, tanto è vero che per strappare sorrisi il regista deve ricorrere ad un vecchio cavallo di battaglia come la cena di gala.
Nota positiva l'opportunità di ritrovare Julie Andrews, la mai dimenticata Mery Poppins, che è la scelta perfetta per la principessa, la sua aura di regalità, che l'ha sempre contraddistinta, qui le consente di essere perfettamente a suo agio. Su Hector Elizondo, a parte constatare che è una sorta di icona per il regista (lo ha sempre voluto accanto), non si può non rilevare che sembra ormai perfettamente calato nei panni del saggio ed amichevole consigliere. Salutando la Hataway come una nuova Julia Roberts, quanto meno per il sorriso se non per la fama, vi invito ad andare al cinema sapendo di passare due ore in assoluta leggerezza.
Curiosità: Il titolo originale del film è: "Princess Diary", che è stato "tradotto" in "Pretty Princess" per rievocare i fasti, ed accalappiare spettatori, di "Pretty Woman".
Indicazioni: Commedia per un pubblico decisamente giovane.
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