Laureata...e adesso?
Famosa soprattutto nei panni della Rory Gilmore della popolare serie televisiva "Una mamma per amica", la texana Alexis Bledel avevamo già avuto modo di vederla sul grande schermo coinvolta in titoli come il fantastico "Tuck everlasting: Vivere per sempre" (2002) di Jay Russell, la commedia "4 amiche e un paio di jeans" (2005) di Ken Kwapis e il rodrigueziano "Sin city" (2005).
Diretta in questo caso da Vicky Jensen, già tra i registi dei prodotti d’animazione "Shrek" (2001) e "Shark tale" (2004), la troviamo nel ruolo della neolaureata Ryden, la quale, in attesa di ottenere un lavoro degno del suo nuovo titolo di studio, si trova costretta a tornare a vivere nella sua casa di famiglia, dove è il Michael Keaton dei due "Batman" burtoniani a farle da padre.
Da qui, mentre facciamo conoscenza con il musicista Adam alias Zach Gilford, suo migliore amico che, segretamente innamorato di lei, sogna di studiare legge alla Columbia, assistiamo ad un improvviso flirt tra Ryden e il vicino di casa David, interpretato da Rodrigo Santoro.
Quindi, al di là della tematica di partenza che, come il titolo stesso lascia intuire, rientra tra le più discusse del periodo della crisi, ci troviamo nell’ambito di una classica commedia romantica a stelle e strisce principalmente indirizzata al pubblico dei giovani.
Commedia romantica volta a ribadire che le cose che si vogliono fare nella vita sono importanti solo a metà, perché ancor di più lo sono le persone insieme a cui le vogliamo fare, ma anche destinata a "regalare" 83 dei peggiori minuti di cinema americano d’inizio terzo millennio.
Infatti, complice la sceneggiatura del tutto priva di situazioni interessanti a firma di Kelly Fremon, la quale curò insieme ad Allan Loeb lo script di "Streak" (2008), cortometraggio diretto da Demi Moore, si sguazza nella più classica accozzaglia di luoghi comuni del filone, a partire dalla nonna intenta a fare la simpatica a tutti i costi.
Senza riuscire a strappare risate allo spettatore, però, come un po’ tutte le battute del film, che procede all’insegna della fiacchezza assoluta fino al prevedibile, tutt’altro che inaspettato lieto fine relativo all’amore trionfante sul desiderio di fare carriera.
Un messaggio decisamente vecchio che, nel pieno del cinismo e dell’arrivismo tipici del XXI secolo, risulta poco credibile perfino se lanciato attraverso una pellicola del genere.
La frase: "Tutti i miei compagni si stanno realizzando e io invece giro a vuoto, faccio pena, sono una fallita".
Francesco Lomuscio
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