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Pervye na lune - The First on the moon
Il 24 marzo 1938 una sfera infuocata precipita in una zona del Cile settentrionale, creando scompiglio e preoccupazione nella popolazione locale e nella stampa mondiale, nella vana ricerca di una spiegazione per lo strano fenomeno. Così inizia il film di Alexei Fedortchenko, che a metà tra documento storico e fiction ricostruisce le vicende relative alla prima spedizione spaziale sovietica, molto più che pionieristica (stiamo parlando degli anni '30!). Da una parte vengono utilizzati documenti rarissimi provenienti dagli archivi del Ministero della cultura russo, e dall'altra il regista finge di avere in suo possesso documenti classificati, incluso materiale di sorveglianza ripreso con la SK-29, avveniristica cinepresa di dimensioni ridottissime i cui operatori erano sottoposti ad un addestramento particolare. I documenti originali sono facilmente riconoscibili, perché spesso in condizioni precarie, ma proprio le loro immagini grezze sono un valore aggiunto, conferendo un aura di verità a quanto viene mostrato effettivamente.
Fedortchenko si affida poi a numerose testimonianze, nel tentativo di ricostruire le vicende di questi piloti d'eccezione, come Suprun, eroe del lavoro nell'industria pesante secondo la migliore tradizione stacanovista, Kharlamov, primo astropilota in assoluto, ed una fanciulla dal nome significativo di Nadezhda Svetlaja (Speranza Luminosa).
Anche se le contraddizioni e le storture del sistema sovietico non emergono in maniera esplicita, si riesce a percepire nello sfondo l'impatto del sistima socialista sulle vite degli astronauti. Infatti dietro alle vicende personali successive all'esperimento missilistico del 1938 si nasconde un mistero che può essere descritto, ma non spiegato del tutto. Ed in effetti mentre la prima parte è di ricerca storica, la seconda diventa più simile ad un indagine investigativa che prende direzioni impreviste, anche molto al di fuori dell'ambito sovietico. Ed è proprio questo il fascino di Pervye na lune, nel porsi delle domande a cui è però impossibile dare delle risposte non perché gli archivi siano chiusi, ma perché nel cuore di ogni uomo restano delle zone oscure che nessun cineoperatore è in grado di illuminare. Come dichiara un anziano operatore, una volta preposto alla sorveglianza dei piloti "All'umanità non interessa né il progresso tecnico né l'avanzamento etico, poiché ogni invenzione ha la potenzialità di essere distruttiva o dannosa".
La frase: "Tutto quello che è accaduto è stato filmato, e se è stato filmato vuol dire che è accaduto."
Mauro Corso
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