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-2 Livello del terrore
Esordiente dietro la macchina da presa, il regista e co-sceneggiatore è quel Franck Khalfoun che nel 2003 ricoprì il ruolo di Jimmy nello splendido "Alta tensione", diretto da Alexandre Aja.
Non a caso, affiancato dall’inseparabile compagno di avventure cinematografiche Grégory Levasseur, è proprio il nuovo maestro dell’horror d’oltralpe a produrre e scrivere questo "P2" (come è conosciuto internazionalmente il film), incentrato sulla figura della giovane Angela (Rachel Nichols), la quale, la sera della vigilia di Natale, rimane bloccata nel garage dell’azienda in cui lavora in preda allo squilibrato agente della sicurezza Thomas (Wes Bentley).
Quindi, una trama che ricorda sotto certi aspetti l’episodio carpenteriano "Gas station" incluso nel collettivo "Body bags-Corpi estranei" (1993), ma che, soprattutto nella parte finale, non può fare a meno di presentare analogie con il poco conosciuto "Trappola da incubo" (1989) di Fred Walton, la cui protagonista è una donna intrappolata di notte con un folle nell’industria in cui svolge l’attività di manager.
Del resto, Walton è uno di quei poco celebrati nomi del grande schermo cui, grazie in particolar modo alla folgorante opera prima "Quando chiama uno sconosciuto" (1979), dobbiamo sicuramente grandi lezioni di creazione della suspense su celluloide; non ci sarebbe quindi da stupirsi se venisse annoverato tra gli ispiratori della pellicola di Khalfoun, sostenuta con mestiere dai due protagonisti e claustrofobicamente costruita con pochissimi esterni su un lento crescendo di tensione.
Crescendo che coinvolge pienamente lo spettatore senza permettergli di chiudere occhio, fino a sfociare in violenti momenti splatter che, probabilmente ispirati alla crudezza dei trasgressivi prodotti Anni Settanta, includono anche un corpo schiacciato contro un muro da un’automobile, proprio come nello stracult tricolore "I corpi presentano tracce di violenza carnale" (1973) di Sergio Martino.
E viene perfino una gran voglia di leggere la figura dello psicopatico di turno quale metafora sulle conseguenze di una solitudine dettata dall’egoismo tipico della società consumistico-capitalista del terzo millennio, nei cui posti di lavoro, appunto, il livello -2 può idealmente rappresentare il punto più basso di squallide scale gerarchiche.
La frase: "Sono sempre solo, perché non possiamo passare un po’ di tempo insieme?".
Francesco Lomuscio
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