Silent Souls
In concorso alla 76esima Mostra del Cinema, "Silent souls" è uno strano film, forse perché è un’opera molto lontana dal cinema più comune e pregna di un gusto tutto nordico.
E’ un film che ci parla d’amore pur raccontando di morte, poetico pur parlando di cose molto semplici e comuni. Una vicenda dal sapore antico, anche se si svolge ai giorni nostri.
La storia è molto semplice.
Alla morte dell’amatissima moglie Tania, Miron chiede al suo amico Aist di accompagnarlo nell’ultimo viaggio della donna, per compiere un rito d’addio secondo la tradizione Merja. Loro discendono da questa etnia che, pur essendo stata assimilata alla Russia nel XVII secolo, conserva riti e tradizioni ancestrali.
Il viaggio si trasforma in un’originale veglia funebre, ricca di ricordi e di malinconia per entrambi gli amici.
Miron svela ad Aist intimi ricordi della sua vita coniugale, quasi per voler ancora assaporare la viva fisicità della moglie. E’ anche questa una tradizione Merja, spiega Aist, definita "fumare": il ricordo di episodi anche scabrosi del morto, cose che non si sarebbero mai condivise in un’altra situazione, fa si che il viso di chi racconta diventi luminoso e trasforma il dolore in tenerezza.
Aist invece corre con il pensiero ai ricordi più significativi della sua vita, che vedono protagonisti i suoi affetti più cari. Ricorda sua madre, che da piccolo ha accompagnato nel suo viaggio d’addio.
Ricorda suo padre e la sua anima dolente. Ricorda anche la donna amata, Tanya. La stessa Tanya amata dal suo più caro amico.
Una storia sui generis di amore e morte, un viaggio per tutti senza ritorno, questo è "Silent souls".
Il regista Aleksei Fedorchenko, già premiato a Venezia nella sezione Orizzonti nel 2005 con il suo primo documentario "First on the moon", rende poetica la vita di queste persone cosi comuni, ordinarie e "invisibili" come gli zigoli che il protagonista acquista nella prima scena.
Ad essere straordinario è il loro modo di vedere il mondo basato solo su Acqua e Amore, il loro essere così distaccati dai beni materiali ma preda di fulminanti passioni. Così come straordinario è il canto degli zigoli (al quale il titolo russo del film si riferisce).
Quasi una fiaba fuori dal tempo, il film è arricchito da una bella fotografia che spesso si sofferma sui bellissimi paesaggi, freddi, severi e silenziosi come le anime dei protagonisti.
Un’opera piacevole, anche se penalizzata dalla sua lentezza. Un requiem all’amore, un ritorno alle origini e agli elementi, un ennesimo chiudersi del cerchio della vita.
Da non perdere, per chi ama il cinema nordico.
Da scoprire, nel suo svolgersi lento, per tutti.
La frase:
"Soltanto l’amore non ha fine".
a cura di Giuliana Steri
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