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OverlordLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio31 agosto 2018Voto: 7.0
Con una squadra di paracadutisti americani che, incaricati di distruggere un radiotrasmettitore in cima ad una chiesa fortificata e portare a termine la propria fondamentale missione, si lancia nella Francia occupata dai nazisti a poche ore dallo sbarco in Normandia, l’apertura del secondo lungometraggio diretto da Julius Avery – autore nel 2014 di “Son of a gun” – lascia immediatamente pensare che ciò che scorre sullo schermo altro non sia che l’ennesimo war movie sfornato dall’industria cinematografica americana.
Impreziosita dalla produzione di J.J. Abrams, invece, la quasi ora e cinquanta di visione si colloca in un ambito piuttosto diverso, in quanto, a partire dal momento in cui i soldati incontrano la giovane Chloe alias Mathilde Ollivier, che dice di avere una zia malata e che vive insieme al fratellino perché i suoi genitori sono stati portati via dall’esercito tedesco, comincia a farsi sentire una certa sensazione di mistero, ulteriormente accentuata da osservazioni relative al fatto che, a quanto pare, il catrame nel terreno potrebbe avere dei poteri. Sensazione di mistero destinata a permeare il primo tempo di lenta attesa di un’operazione che, tempestata di consuete visite casalinghe da parte degli spietati servitori di Adolf Hitler e costruita quasi del tutto in interni, non avrebbe affatto sfigurato tra gli episodi del mitico fanta-telefilm “Ai confini della realtà”. Perché, man mano che i fotogrammi avanzano, appare sempre più evidente il tentativo di mettere in piedi un racconto per immagini accostabile, in un certo senso, alla struttura narrativa che caratterizzò nel 1996 il super cult “Dal tramonto all’alba” di Robert Rodriguez; in quanto, se in quel caso avevamo un noir d’azione sfociante, poi, in una storia di vampiri, qui si approda ad esperimenti finalizzati alla creazione di soldati immortali. Quindi, è la non poche volte sfruttata – dal “Revolt of the zombies” diretto nel 1936 da Victor Halperin a “Zombie massacre 2: Reich of the dead” di Marco Ristori e Luca Boni, datato 2015 – tematica dell’esercito di invincibili morti viventi in divisa militare ad essere rinnovata e attualizzata secondo le esigenze della Settima arte d’intrattenimento d’inizio terzo millennio. Un rinnovamento in cui “Overlord” – oltretutto presentato fuori concorso presso l’edizione 2018 del Trieste Science+Fiction Festival – sembra riuscire senza dubbio alla grande, grazie in particolar modo ad una impeccabile confezione tecnica che, dalla splendida fotografia concepita a quattro mani da Laurie Rose e Fabian Wagner agli eccellenti effetti speciali di trucco, si rivela uno degli aspetti vincenti di un coinvolgente spettacolo horror in fotogrammi atto ad identificare nella propria frenetica seconda parte il validissimo motivo dell’acquisto del biglietto. Del resto, è lì che vengono collocati i pochi ma decisamente spaventosi e graficamente accattivanti zombi; mentre, tra impressionanti infilzamenti corporei e fracassamenti di crani, a mancare non è neppure una ferocia opportunamente stemperata, quando necessario, attraverso l’ironia (si pensi soltanto alla situazione del soldato imbavagliato a bordo del sidecar, a suo modo geniale). La frase dal film:
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