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OverdriveLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio22 agosto 2017Voto: 6.0
La fortuna aiuta gli audaci?
Che l’intento della oltre ora e mezza di visione in questione sia quello di riallacciarsi al filone a base di vetture sfreccianti e pneumatici fumanti portato al successo dal popolare franchise “Fast & furious” è evidente fin dalla frenetica situazione di apertura con camion e automobile coinvolti.
Sebbene quello che scorre sullo schermo sia un “Fuori in 60 secondi” che incontra “The italian job” nelle idee del figlio d’arte Scott Eastwood, il quale concede anima e corpo all’Andrew che fa da saggio e maturo fratello maggiore allo spavaldo Garrett alias Freddie Thorp, più sfacciato, spregiudicato ed eccentrico, insieme a cui si dedica al furto di rare auto d’epoca. Attività che li porta ad essere ingaggiati per portare a compimento un audace colpo ai danni del Morier dalle fattezze di Simon Abkarian, noto malavitoso rivale del boss in ascesa della mafia tedesca Max Klemp, ovvero Clemens Schick: rubare una magnifica Bugatti del 1937 battuta all’asta per oltre quaranta milioni di dollari. Un piano che viene stravolto dal momento in cui, minacciate le loro vite e quella della Stephanie fidanzata di Andrew, incarnata dalla Ana de Armas di “Knock knock”, il primo dei due mafiosi li costringe ad accettare di rubare al secondo la sua preziosissima Ferrari 250GT del 1962. Man mano che fanno la loro entrata in scena anche il Leon esperto in materiale esplosivo e la bella e abile ladra – ma definita “pescatrice” – Devin, nei cui panni troviamo, rispettivamente, Joshua Fitoussi e la Gaia Weiss vista, tra l’altro, nel nostro “Bianca come il latte, rossa come il sangue”. Tutti personaggi tirati progressivamente in ballo da un semplice plot che, a firma degli stessi Michael Brandt e Derek Haas che scrissero “2 fast 2 furious” di John Singleton, non si limita a scimmiottare in maniera banale le imprese senza freni del compianto Paul Walker e compagni di scorribande, bensì provvede a miscelare momenti di dialogo e scene d’azione senza che queste ultime arrivino ad occuparlo eccessivamente. E, tra corse in motocicletta ed inseguimenti sulle strade di Marsiglia, lo spettatore maggiormente attento alla produzione mondiale di action su celluloide potrebbe individuare nell’insieme anche qualche vaga assonanza con la saga bessoniana d’oltralpe “Transporter”, soprattutto per quanto riguarda gli scontri corpo a corpo; tanto più che il qui produttore Pierre Morel – regista di “Io vi troverò” e “From Paris with love” – ne è stato direttore della fotografia dei primi due capitoli. Mentre, autore prevalentemente legato alla televisione ma con all’attivo anche il thriller “Transit”, dietro la macchina da presa il colombiano Antonio Negret conduce con discreto ritmo generale alla memorabile sequenza pre-epilogo del ponte. Regalando al pubblico una non eccelsa ma godibile operazione d’intrattenimento in fotogrammi che, pur senza troppa originalità, orchestra sparatorie, storia d’amore e lamiere contorte lasciando fortunatamente lontana la sensazione di noia per una fresca serata in poltrona. La frase dal film:
Allora, quale è il tuo piano? Non serve, dobbiamo sapere improvvisare I FILM OGGI IN PROGRAMMAZIONE: In evidenza - Dal mondo del Cinema e della Televisione. |
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