Ora e per sempre
A partire dalla fine dell'aprile 1949 (qualche giorno prima della tragedia di Superga quando tutta la squadra del Torino morì in un incidente aereo) fino ad oggi, in un gioco tra presente e passato, Vincenzo Verdecchi racconta la storia del Trombettiere (Luciano Scarpa) che suonava durante le partite del Grande Torino e di altri tifosi, che hanno amato questa squadra con grande ardore. Questo è un film sui sentimenti, sui miti positivi, sui ricordi da preservare e proteggere nel cuore, sui valori universali che non dovremmo abbandonare mai.
Un uomo, morendo, chiede al figlio (Gioele Dix) di ritrovare la famosa tromba che dava la carica alla squadra ("come quando arrivava la cavalleria nei film western"), ormai perduta e avvolta da un mistero, in realtà è solo un modo per farli riavvicinare, almeno nel ricordo, e permettergli di capire il senso della sua esistenza.
Benché gran parte della sue esperienze precedenti siano televisive, Verdecchi usa la macchina da presa in maniera fluida; il suo modo di girare è caratterizzato da movimenti lunghi (steadycam e grandi carrellate), che accompagnano i personaggi nello spazio e sottolineano le vicende e le emozioni, nello scandire i vari passaggi dal presente al passato fa un largo uso di dissolvenze, e di particolari espedienti. La fotografia, curata da Marco Onorato, rende tutto luminoso e ovattato soprattutto nelle inquadrature dei flashback; estremamente poetica è la sceneggiatura di Carmelo Pennisi e Massimiliano Durante.
Menzione particolare va fatta per due degli attori protagonisti Luciano Scarpa (El Alamein) e Kasia Smutniak (famosa in Italia per essere stata testimonial di una importante compagnia telefonica) che ha recitato brillantemente sia in italiano che in inglese.
Un film che vuole essere una favola, vuol mostrare la poesia e la purezza che in quel momento storico così importante, era tipica in Italia, vuole far sognare e ricordare che "i miti fanno bene all'anima" e il mito del Grande Torino è caro a tutta l'Italia non solo ai torinesi.
Frase: "Il tempo che passa ci permette di dare colore alle cose".
Ilaria Ferri
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