Titolo film: |
Basilicata Coast To Coast |
Opinioni presenti: |
40 |
Media Voto: |
6.5 - |
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Attenzione: nei testi delle seguenti opinioni, potresti trovare parti rivelatorie del film.
Il parere di Olga, 65 anni, Perugia
tra kerouak e brancaleone |
Voto 7 di 10 |
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Quattro antieroi sinceri, un po’ picari un po’ idealisti animati dalla voglia di fare un’esperienza inconsueta, di quelle che si ricordano per una vita, caratterizzate dalla gratuità e dall’avventura. Si tratta di un on the road un po’ singolare, niente a che vedere con i lunghi percorsi americani, effettuato a piedi dal Tirreno allo Jonio in dieci giorni su un percorso di 120 chilometri, al seguito di un carretto trainato da un cavallo bianco su cui viaggiano armi bagagli e strumenti. Tra un episodio e l’altro però, come avviene in ogni on the road che si rispetti, anche se questo non è propriamente tale, non è importante la meta ma il procedere dei giorni e dei cambiamenti a loro legati. I nostri non troveranno alla fine la strada per Scanzano, bensì quella per rinnovare se stessi e ripartire ognuno a modo suo, dalle proprie frustrazioni e sconfitte. E al regista interessava proprio fotografare questo con amabile leggerezza, un occhio quasi vergine e quasi bambino per fantasia. Oltre a ciò Rocco Papaleo ha voluto ritrovare, rendendole un omaggio poetico e comico, la sua terra meridionale, immersa in una luce abbagliante, cosparsa di formazioni coniche come le crete cappadociche, aperta nella sua antica semplicità anche al nuovo (vedi le pale eoliche) e per ora sufficientemente immune dal cancro delle mafie, una volta tanto non oggetto di indagine in questa piccola storia. Dopo il primo quarto d’ora di proiezione, lento e scarsamente significativo, con attori in evidente stato di crisi o per difetto o per eccesso di recitazione (la Mezzogiorno), il racconto prende corpo, spessore umano, mentre i personaggi diventano simpatici e accattivanti. Cresce via via di tono anche la musica, scritta dagli stessi Papaleo e Briguglia con la sapiente collaborazione di una compositrice jazz come la Marcotulli. E’ così che il piccolo viaggio si dilata in tanti particolari, abbandona la noia iniziale e si armonizza in un insieme di colori e sentimenti suggeriti più che descritti come nel denso e breve ricordo di Carlo Levi con un brindisi sul terrazzo della sua abitazione o come l’ultimo pezzo musicale in un paese deserto dove ciascuno dei personaggi, appagato, ha come pubblico privilegiato la luna.
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Questa opinione è stata scritta da:
Olga
65 anni
Perugia. |
(14 Aprile 2010) |
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