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Titolo film:    Pinocchio
Opinioni presenti:    273
Media Voto:    5.5 - Media Voto: 5.5


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Il parere di Raffaele, 36 anni, Conegliano (TV)
Una versione di Pinocchio rimodernizzata
Voto 10 di 10 Voto 10di 10
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Aveva ragione Fellini a chiamarlo Pinocchietto. Benigni portava il legno di Pinocchio dentro di sé come il tronco di Geppetto conteneva già il burattino; prima o poi doveva uscire: Pinocchio entra in scena così, rimbalzando come un piccolo diavolo. Ha dovuto compiere cinquant’anni per tornare bambino, ma come tutti i bambini, anche Benigni ha qualche carenza: il film procede troppo levigato e smaltato, educato e preciso, soprattutto sempre sulla stessa tonalità: birichinate, delusioni, raggiri, punizioni, riabilitazioni, sono senza fioriture, e quella vocina un po’ stridula e languida (che venne inventata per lui da Fellini ne «La voce della luna») appare spesso fuori posto; inoltre Pinocchio distribuisce troppi baci (che non sono più i baci di una volta, come quelli propinati a Baudo o alla Carrà), e così resta la sensazione di un Benigni intimidito dalla sua stessa adorazione del testo collodiano, di un Pinocchio buonista, magari un po' monello, e indubbiamente destinato ad un pubblico infantile. Al pubblico italiano è invece indirizzata una frase in particolare, che Pinocchio ripete tre volte, e non a caso: «Che brutto paese, che brutto paese, che brutto paese!». Tuttavia, le stupende scenografie di Donati (al quale è dedicato il film) che si muovono al ritmo della musica di Piovani (sebbene eccessivamente ‘alla Rota’) ci ricordano che siamo dalle parti di Fellini; nonostante tutto, pur rimpiangendo che Fellini non abbia potuto realizzare il Pinocchio annunciato, Benigni si muove con una maestria raramente attinta negli ultimi film del Maestro, e riesce a sposare con discrezione il cinema tipicamente italiano ai fantasmagorici effetti speciali. Nell’insieme non si può proprio dire che la montagna abbia partorito un topolino; non è un capolavoro, ma è comunque un bel film; e alla fine, quando di Pinocchio resta solo l'ombra che si allontana, nell'ultima scena, inseguendo la farfalla (l'unico quadro davvero poetico) mi viene il rimpianto del film che avrebbe potuto essere: Benigni ha usato il burattino che è in lui per azzerare ogni sua precedente interpretazione.

Questa opinione è stata scritta da:
Raffaele
36 anni
Conegliano (TV).
(15 Luglio 2008)






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