Film potente, d’effetto, intenso che resta dentro per molto tempo dopo la visione. Tensione ce n’e’ dall’inizio alla fine e un respiro di sollievo, pur sapendo dell’esito positivo della storia, sono riuscita a tirarlo soltanto quando Claudio vede la donna con il bambino in braccio, la stessa vista mesi prima del sequestro, sull’autobus. Un’immagine di vita. E’ stato per me un film quasi privo di colonna sonora: c’era e non l’ho sentita? o volutamente proprio non c’era? In ogni caso, non averci badato e' stavolta un pregio. Priorita' assoluta alle immagini. Ho diviso il film in due parti: il prima e il dopo i vestiti e i capelli lunghi. Il prima con l’identita’ e il dopo con l’identita’ cancellata. Ho fatto una fatica enorme per distinguere voci e personaggi. Altro pregio, altro bersaglio raggiunto dal regista. Bello, nel suo genere, ma sono sempre di piu’ convinta che per capire bene l’argomento occorre informarsi, leggere, cercare. Occorre entrare dentro l’Argentina di quegli anni; diversamente potrebbe essere interpretato soltanto come un film sul tema “fuga” o “prigionia e tortura”. Passati i titoli di coda: e’ stato di una bellezza sconvolgente potersi alzare dal divano, uscire in balcone e vedere e sentire la vita pulsare nelle voci dei bambini che giocano a nascondino, nelle risate, le finestre spalancate, i motorini che vanno e vengono, il rumore di stoviglie. Da vedere per riflettere.