Cronaca di una fuga - Buenos Aires 1977
Come ha ben scritto il giornalista Theo Guzman: "Che la si chiami dittatura, guerra sucia o stagione dei desaparecidos, il regime che dal marzo del 1976 dominerà l'Argentina sino al 1982, ha scritto una delle pagine più buie della storia recente non solo dell'America latina". E questo perchè mentre il governo militare faceva del proprio potere uno strumento di morte, il resto del mondo (occidentale) chiuse gli occhi pur di mantenere i suoi reali o potenziali privilegi. Ecco quindi che il film dell'uruguaiano Israel Adrian Caetano, tratto dall'omonimo libro di Claudio Tamburini, e basato sulle testimonianze di due scampati "desaparecidos", risulta e risulterà sempre attuale. In Argentina un tempo come in Iraq "l'altro ieri" e per certi versi Guantanamo "ieri": far finta di nulla significa sempre sacrificare vite umane. Non è questo il centro e il senso di "Cronaca di una fuga", ma l'introspezione del film nei propri personaggi è tale che un po', giusto un milionesimo delle torture che si osserveranno, trapassi immancabilmente lo schermo per arrivare ad uno spettatore che quindi potrà non capire il dramma di situazioni analoghe.

La storia è quella di un gruppo di ragazzi sequestrati in una casa alla periferia di Buenos Aires affinché confessino il proprio appoggio ai guerriglieri ribelli. Sostegno ad una causa sovversiva di cui molti di loro non sanno assolutamente nulla: sono stati chiamati in causa infatti da altri ragazzi che sotto tortura erano stati costretti a dare qualche nominativo di fantomatici rivoluzionari. Un circolo vizioso che li porterà senza dubbio alla morte. A meno che non si provi a scappare...

Il film carcerario, con esito fuga, è un vero e proprio genere cinematografico, con tanti titoli più o meno riusciti. Nonostante questo "Cronaca di una fuga" risulta un film originale e di una potenza e intensità incredibile. Merito di una regia che diventa occhio dei protagonisti, e con loro subisce torture o pianifica tentativi per scappare. Uno stile che potrebbe sembrare per certi versi documentaristico (lo stesso titolo, "cronaca" dà l'idea di un reportage), ma che invece elabora continuamente cosa narrare attraverso le immagini e il sonoro. I dialoghi sono ridotti all'osso, la claustrofobia dell'angusto spazio è pressante, ma mai protagonista. I personaggi vengono distrutti della loro identità, chi è uno e chi l'altro è impossibile riconoscerli, così come in un campo di concentramento si era il numero che si aveva tatuato. Perfetta la cura del trucco, ottime scenografie e fotografia, perfettamente funzionali alla rappresentazione. E una scena, quella della fuga, di una suspence incredibile. Non è un caso se con questo lavoro il regista Caetano si sia guadagnato la possibilità di realizzare un film da 10 milioni di dollari finanziato da Francia e Stati Uniti. A Cannes nel 2006 dove "Cronaca di una fuga" è stato presentato, il suo operato non è passato inosservato.

La frase: "Sono prove che ci manda il Signore affinché ci si fortifichi".

Andrea D'Addio

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