Nuovo Cinema Paradiso...Paradiso...un nome che rimanda a un luogo di quiete, dove si può essere felici. L'unico posto in cui gli abitanti di Giancaldo, da poco usciti dall'orrore del secondo conflitto mondiale, possono continuare a sperare, ricominciare a vivere, commuoversi, ridere ed essere terrorizzati, sperando, in ogni caso, in un lieto fine. Una fabbirca dei sogni in cui, almeno per qualche ora, ci si può immedesimare, essere qualcun altro e vivere una vita diversa, magari una vita perfetta, prima di ritornare alla realtà. Questo, in breve, è un cinema, ed è questo che, semplicemente e senza astrusità, ma con estrema profondità, mostra il film di Giuseppe Tornatore. Il prete, pioniere antesignano della censura, che fa tagliare ogni scena con un bacio o con qualche centimetro di corpo in più mostrato, il chiasso in sala, l'estrema partecipazione del pubblico, le gag a discapito di qualcuno. In breve: si respira quella felicità che il conflitto ha sottratto, che la gente vuole tornare a vivere.
Ricordo la scena in cui Alfredo apre il proiettore in funzione e dal suo interno fuoriesce una luce quasi magica, come in un contenitore fatato al cui interno lavorassero con dedizione e affetto dei piccoli, instancabili gnomi.
La realtà, quella vera però, è appena fuori l'ingresso del cinema. Dal di fuori, non si sfugge alle sofferenze che infligge la vita. Totò questo lo apprende. C'è l'incendio al Paradiso in cui Alfredo perde la vista; l'amore infelice per Elena e la partenza dal suo amato paese (sa molto di Verga, I Malavoglia e 'Ndoni, st'ultima cosa). E infine la morte di Alfredo e la demolizione del Nuovo Cinema Paradiso, per un ridicolo parcheggio. Quasi un cerchio che si chiude. Le facce prima sorridenti dei paesani, adesso sono tristi, il sogno è finito. E invece no! La vita continua, e non bisogna mai smettere di continuare a sognare, a sperare in un lieto fine. E gli ultimi minuti del film, quelli delle sequenze tagliate, piccoli fotogrammi uniti insieme a formare un unico grande messaggio di speranza, sono meglio di qualsiasi parola, sono le immagini stesse a parlare. Chi non ha visto questo nel film, stava guardando un'altra pellicola. Hasta siempre da Giancaldo.
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