...così cantava Rettore anni fa, e così viene voglia di cantare dopo aver visto questo film, che è un vero pugno nello stomaco, non fosse altro che per risollevare il morale raso al suolo. Il male di vivere di queste persone in tempi diversi è il vero protagonista di questo film, un male di vivere inspiegato (e perché mai non tentare di spiegarlo?) e risolto (?) con una cura peggiore del male stesso: il suicidio, l'abbandono degli altri al proprio destino, un mondo dorato ma alquanto vuoto, rappresentato da una festa per chi non ha nulla da festeggiare... Secondo me si poteva e si doveva fare qualcosa di più. La vita, viva Iddio, non è solo angoscia, anche nei momenti più terribili e anche se non sembriamo accorgercene, esistono, seppur brevi, momenti di sollievo. Ma la sceneggiatura non è dello stesso parere. La trama è un tripudio di ansia dalla prima all'ultima scena, qualunque sia lo spazio e il tempo. Il cast è eccezionale, sono tutti bravi ma la bravura di un attore non si misura solo per la depressione che causa nello spettatore. E' un tipico film da Oscar. L'Academy spesso si appassiona a opere indipendentemente dal loro valore artistico, solo perché sono in grado di suscitare sentimenti di tristezza e di pietà. E la Kidman meritava il riconoscimento lo scorso anno per l'interpretazione in Moulin Rouge, non certo per questo film. E' triste vedere un'attrice premiata per il miglior naso posticcio della cinematografia americana...