E’ davvero difficile esprimere un giudizio univoco su un’opera come questa che parte davvero in quarta, con ironia, ritmo e montaggio azzeccatissimi, e che poi si perde per strada cadendo letteralmente a pezzi nella parte finale.Tutta la credibilità del personaggio che inizialmente si era riusciti a costruire, crolla a pezzi dopo la metà della proiezione, assumendo i toni dell’humour nero condito di giallo ammiccante al peggior horror-splatter. Il problema è che in questo pasticcio generale, nessuna di queste strade vengono percorse in modo credibile e convincente.Allora, mi sta bene che mi si mostri la vita pressocchè perfetta di questo aitante giovane in carriera, mi sta altrettanto bene che questo giovane arrivi ben oltre la soglia della prepotenza, e che la sua propensione a dare tutto per scontato lo allontani progressivamente dalla linea di equilibrio che divide il bene e il male. Il problema nasce quando si preme troppo sulle scabrosità gratuite, sul mostrare le atrocità perpetrate sulle vittime cercando di temperarle con una vena umoristica coi tempi sbagliati, sul tentare la carta psico-sociologica lasciando pochi e frammentari elementi di riflessione.Insomma, un vero pasticcio che vuole condire troppi e troppi generi, strizzando l’occhio a Tarantino da una parte, e al buon vecchio gigolò americano dall’altra. Sembra davvero ritagliata con le forbici la parte in cui l’ispettore di polizia cerca la confessione del protagonista che ha già subodorato colpevole tentando di conquistarsi le sue simpatie. Ve lo ricordate? A Gere chiedeva dei consigli per sedurre le donne, qui si parla di gruppi rock.E poi il finale è davvero assurdo, con un epilogo in terza persona davvero incomprensibile. Sarà un limite del sottoscritto, ma mi è completamente misterioso il senso della confessione finale. Pentimento? Catarsi? Elogio della follia?A voi l’ardua scelta. Nel fattempo, mangiate leggero.