TART (Usa 2000; 85min; regia: Christina Wayne; interpreti: Dominique Swain, Brad Renfro, Bijou Philips)Il messaggio è semplice: spesso si è insoddisfatti, si sbaglia e si soffre, e non ci si accorge che le cose migliori e importanti sono quelle che ci stanno vicine ogni giorno. Così la madre di Cat, da nemica persecutrice che la ostacola, diviene la saggia ed unica migliore, vera amica; le vecchie amicizie "in", coi loro parties lussuosi, la moda, la richezza diventano superficialità, cattiveria, droga e dolore; la apparente dolcezza nei modi e negli sguardi di un ragazzo nasconde egoismo, noncuranza e sofferenza. Le piaghe sono le solite: il perbenismo dai due volti, i rituali e i costumi dell'alta borghesia, impregnati di alcool, droghe, furti e ipocrisia; i problemi in famiglia (divorzi, mancanza di dialogo genitori-figli...), le etichette sociali. Tutto questo invade la vita di Cat, ragazza appena diciassettenne, che vive con la madre e il fratellino, e che soffre per la lontananza sia fisica che psicologica del padre. E' attenta all'immagine e vuole sentirsi accettata, ma soprattutto amata. E' alla continua e frustrante esigenza di trovare qualcosa che la appaghi, che la faccia sentire realizzata o forse solo serena; ma le persone intorno a lei le sono distanti, superficiali, diverse. Lei ne subisce l'influenza, essendo alla continua ricerca di identità e di confronto, ma è pur sempre indecisa, e la sua personalità lascia intravedere una profonda angoscia e un bisogno di affetto sincero, una stabilità; William, il bel ragazzo che ammira e che sogna da tanto,diviene presto il suo amante e la fa sentire in paradiso con la sua dolcezza e i suoi modi gentili; ma vi è una incompatibilità di fondo: agli occhi freddi di lui, Cat è un mezzo, un gioco. Non c'è nessun ricambio dal punto di vista sentimentale, anzi: nemmeno il rispetto. Il dolce amante è in realtà uno senza cuore, drogato, un ladro, un assassino; ma principalmente un ragazzo solo con se stesso in un mondo che se ne infischia dei bisogni interni ma che sa esaltare e modificare l'immagine, l'apparenza, la maschera.
A me è piaciuta soprattutto la rappresentazione di quella classe adolescenziale che non appartiene solo all'altissima borghesia ma anche alla realtà elitaria e deviante dell'upper-east side newyorkese.
i figli dei ricchi sono sempre stati invidiati dai loro coetanei meno fortunati ma questo film, come tanti altri hanno saputo fare forse anche meglio, dice soprattutto: non la felicità alla fine la vera proprietà da invidiare?
L'unica cosa buona del film è il trailer... si prorpio il trailer! infatti vedendolo ci si fa l'idea di un film ricco di contenuti e di drammaticità , invece vedendo l'intera pellicola ,spicca la lentezza e la banalità di questa storia... allora diciamo che l'idea era buona ,per gli argomenti che si intendevano trattare, ma la realizzazione lascia molto a desiderare...
da vedere solo quando non si ha più null'altro da fare!!!
È cero, loguardi la prime volta e rimani di gesso...una morte troppo imprevedibile troppo immeritata quella di delhila...un'amicizia vera squarciata da un sentimento che non so bene come definire:voglia di sorridere?di staccarsi un po' dall'emarginazione? non lo so...so che le due amiche facevano meglio a restare insieme.
tart ti fa capre che la ricchezza non ti porta da nessuna parte e hc e spesso il bel quadretto di una borghesia tipica dell'america nasconde dentro i suoi armadi scheletri...che prima o poi, in un modo o nell'altro verranno fuori e turberanno chi in quel momento sta passando.