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Venere in pelliccia

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Media Voto: Media Voto: 7 (7/10)

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Geniale

(9/10) Voto 9di 10

Regista teatrale (Mathieu Amalrich, evidente alter-ego, anche per somiglianza fisica, di Polanski) alle prese con una serie infinita di provini insoddisfacenti, è alla ricerca di una protagonista per lo spettacolo "Venere in pelliccia". Gli si presenta, per il provino, proprio mentre il teatro sta per essere chiuso, un'attrice dall'aria e dai modi apparentemente sciatti e volgari, la quale ha, stranamente, lo stesso nome del personaggio da interpretare. La donna (Emmanuelle Seigner, moglie, sempre bellissima, dello stesso Polanski) si dimostrerà perfetta nel ruolo. Un film dall'impianto teatrale, che parla del teatro. Costruito in un'unica ambientazione, su di un palcoscenico, in cui realtà e finzione si mischiano in modo inscindibile, è interpretato da due soli attori, entrambi magnifici nei loro doppi ruoli di regista-personaggio e attrice-personaggio. Regia e musiche perfette, sceneggiatura giocata sull'ambiguità, il gioco di specchi, la costante fusione vita-teatro, realtà-sogno, narrativa-spettacolo. Due attori splendidamente in parte e un copione basato essenzialmente sui dialoghi (mai pesanti), per un gioiello, forse contorto e cervellotico, ma sublime, del cinema d'autore.



Angela, 35 anni, MN.




Ti tiene incollato 96 minuti allo schermo

(8/10) Voto 8di 10

Visto ieri sera come film d'essai. Un teatro e due personaggi che ti tengono incollato un'ora e mezza allo schermo. Ironico, intenso, sensuale ed a tratti ambivalente...ops ambiguo. Bello bello bello.



Stefano, 32 anni, Cremona.




Non mi è dispiaciuto

(8/10) Voto 8di 10

Sicuramente è una interessante analisi metaforica sul rapporto (mai alla pari) Uomo-Donna. Un cocktail tra passato e presente che fa scoprire quanto, in realtà, non ci sono mai state differenze tra "ieri" e "oggi". Bravi gli interpreti. Sicura e scorrevole la regia.



Daniele, 33 anni, Maddaloni (CE).




Venere in pelliccia

(8/10) Voto 8di 10

“Venere in pelliccia”, l’ultimo film di Roman Polanski, in concorso a Cannes 2013, si rifà al romanzo ottocentesco dell’austriaco Leopold von Sacher- Masoch, romanzo erotico che all’epoca fece scandalo. Protagonisti del romanzo sono Wanda von Dunajew e Sacher-Masoch, uomo attratto dalle donne dominatrici, dalle fruste e dalle pellicce; il quale, ammaliato da Wanda, da lui vista come una dea, gli si offre come suo schiavo personale. Il film è ambientato in un teatro parigino, in un giorno di pioggia, e narra dell’incontro tra Thomas (Mathieu Amalric), un regista teatrale, e Vanda (Emmanuelle Seigner), un’aspirante attrice, che si presenta alle audizioni per ottenere la parte della protagonista nella pièce a cui Thomas sta lavorando. L’incontro tra i due sarà provvidenziale: Thomas, dopo un' intera giornata passata ad esaminare attrici, senza averne trovata nessuna adatta al ruolo, vorrebbe solo tornare a casa dalla fidanzata e riposarsi, ma l’arrivo di Vanda sconvolge i suoi piani. Vanda è irruente, sfacciata, petulante e volgare. La donna, arrivata in ritardo alle audizioni, quando ormai tutti se ne sono già andati, pretende di fare ugualmente il provino e insiste affinché Thomas la lasci provare. Thomas, dal canto suo, non la sopporta e inizialmente è contrario, ma quando capisce che l’unico modo per liberarsi dell’invadente Vanda è ascoltarla, decide di lasciarla provare, convinto, in ogni caso, che la donna sia totalmente inadatta per la parte e che si sbrigheranno in poco tempo…ma quando Vanda inizia a recitare compie una superba metamorfosi che lascia Thomas di stucco: la donna, infatti, si cala totalmente nella parte e, contro ogni aspettativa, si rivela perfetta per il ruolo. Battuta dopo battuta, un incredulo Thomas ne rimane profondamente affascinato…al punto che la situazione in breve gli sfugge di mano, si ribalta e assume risvolti inaspettati dai toni surreali. Film tutto giocato su un’unica ambientazione (come già avveniva in Carnage) - un teatro - e con soli due personaggi in scena. Tenere viva l’attenzione degli spettatori per tutta la durata del film, avendo così pochi elementi a disposizione, non era un’impresa facile, ma Polanski ci riesce grazie ad alcune intuizioni geniali (i giochi di luce, la disposizione degli oggetti scenici, gli effetti sonori che sottolineano i gesti fittizi) e alla performance di due attori straordinari. Gli scambi nei giochi di ruolo dei due protagonisti si fondono sagacemente, in un crescendo di climax, così che scindere il binomio realtà/finzione diventa impossibile. Lo spettatore si addentra gradualmente nei meandri della psiche umana, fino a perdervisi, dove a farla da padrona sono le diverse sfumature dell’amore guidate dalle sottili pulsioni di eros e thanatos. Polanski (ancora una volta) si conferma all’altezza delle aspettative, dirigendo con maestria un’opera complessa e ambiziosa, capace di trasformare il teatro in cinema, ma mantenendone intatte bellezza, poesia e purezza.



Sara Medi, 24 anni, Milano (MI).




Borderline

(7/10) Voto 7di 10

Film monoscena, due ottimi attori. Film interessante ma meno riuscito di Carnage, a mio parere. C'è nel finale qualcosa di forzato e innaturale, di ecessivamente simbolico. Interessante invece l'intrecciarsi, quasi l'aggrovigliarsi dell'evoluzione dei personaggi in maniera quasi indistinguibile a fianco dello svolgimento della pièce rappresentata, anche se sempre con un che di eccessivo, quasi fuori dalle righe, aspetto del tutto assente nel naturalissimo Carnage. Un buon film ma francamente mi aspettavo di meglio.



Andrea, 49 anni, Torino.





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