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Diaz - Non pulire questo sangue

Opinioni presenti: 31
Media Voto: Media Voto: 7.5 (7.5/10)

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tale e quale gomorra

(6/10) Voto 6di 10

non il film scadente di garrone, ma il romanzo orrendo di saviano: da un punto di vista dell'arte cinematografica diaz è una porcheria. film brutto e mal recitato, salvo solo la fotografia, che non è male, per il resto assolutamente orribile. però esattamente come per l'orribile libro di saviano, è un'opera che dovrebbe essere imposta nelle scuole: la forma è scadente, brutta, malriuscita, ma il contenuto è di un importanza inestimabile e dovrebbe essere portato agli occhi di tutti. andatelo a vedere! aspettatevi un pessimo film, ma se vi siete persi documentari ben più riusciti (black block, ad esempio. e mi risulta che block sia scritto anche con la "k", anche se a me risulta corretto "bloc), quest'opera è fondamentale. il film non vale niente, ma non voglio fargli cattiva pubblicità, perchè è da vedere.



Riccardo, 29 anni, Arezzo (AR).




Pietoso su tutti i fronti

(1/10) Voto 1di 10

Non solo vengono stravolti miseramente i fatti, tutta quella polizia e quella violenza nei confronti di chi occupava la Diaz sono solo esagerazioni, ma il tutto viene fatto con il solo stile di quello che a fatica si può definire " cinema" Italiano e cioè"penoso".Risparmiate i vs soldi.



Paolo, 46 anni, Piacenza (PC).




Un'occasione (volutamente?) mancata

(1/10) Voto 1di 10

Cos’è che non funziona nel film “Diaz” (2012) di Daniele Vicari? Quasi tutto. Il regista ha malamente effettuato una semplice e fredda “ricostruzione dinamica” di alcune ore dei fatti accaduti a Genova nel 2001, durante il G8. In particolare accentra l’attenzione sul clamoroso pestaggio avvenuto all’interno della scuola Diaz, e le poche ore che seguirono. Uno sceneggiatone che non dice, non spiega, non contestualizza, né informa: in una parola, che non racconta. Tant’è che lo spettatore che ignorasse in parte o in un tutto uno dei più cruenti episodi della nostra recente storia nazionale, e i processi penali che ne seguirono, e lo scandalo internazionale che vi fu, non ne trarrebbe un ragno dal buco: intuirebbe soltanto che in epoca imprecisata dei poliziotti cattivi hanno picchiato a sangue delle persone incolpevoli. Fino a infliggere, per il solo gusto di farlo, umiliazioni estreme ai partecipanti di una oscura manifestazione politica: dopo che due o tre giovanotti infiltrati (i Black Block) hanno distrutto nel mezzo di una strada un’automobile, dandole fuoco. Vien da pensare maliziosamente a una operazione un pochino furba, visto il sicuro richiamo della vicenda ancor oggi, a undici anni dal fatto. Una regia sciatta, al servizio una sceneggiatura buttata giù alla bell’e meglio. Spicca la volenterosa interpretazione di Carlo Santamaria, nella parte del poliziotto “buono”; e lo spreco di uno dei migliori attori degli ultimi decenni, Elio Germano, il quale, nel ruolo di un giornalista, viene messo subito a tacere dai poliziotti e dallo stesso autore, dopo due minuti e mezzo totali d’interpretazione (se non si contano quelli passati a terra insanguinato a lamentarsi). Il DVD è tecnicamente modesto, un riversamento frettoloso, niente di più di come all’origine doveva essere la pellicola, forse qualcosa di meno. Stupisce parecchio che nonostante la presenza dei sottotitoli, le didascalie finali sull’esito della vicenda scorrano velocemente in inglese, senza una traduzione che possa dare aiuto ai malcapitati che lo hanno noleggiato di conoscere cosa è successo negli anni successivi ai protagonisti del pestaggio e ai loro responsabili diretti. Per quanto riguarda i mandanti, ovvero tutti coloro che hanno gestito dall’alto le operazioni in quei giorni, e di cui si sono nel tempo individuate le responsabilità penali, ne scorgiamo le facce anonime ma antipatiche affiorare dall’oscurità, mentre bisbigliano risoluti e volgari nei loro cellulari; tra gli altri, un buon attore come Mattia Sbragia, qui piatto come una sagoma di cartone, è raffigurato con le movenze e l’apparato di chi rappresenta il potere. Si, ma quale?



ANDREA, 34 anni, ROMA.




come si può

(9/10) Voto 9di 10

come si può calpestare così i diritti delle persone. Ciò che è avvenuto alla DIAZ, non solo è al di fuori di ogni regola e principio di umanità e di rispetto delle persone!La polizia che si fa forte dell' idea di rimanere impunita! che vergogna....Dovrebbe essere trasmesso ovunque



Annalisa, 33 anni, Arezzo (AR).




vetro e sangue

(9/10) Voto 9di 10

DIAZ Il vetro può significare tante cose. Un cristallo di Boemia, un colorato manufatto di Murano, una bottiglia di Coca Cola, una finestra…. In ogni caso vetro significa trasparenza, e trasparenza richiama pulizia, nitidezza, limpidezza e, per estensione, tutto ciò che si può ricondurre a queste proprietà, come il rispetto delle regole, la correttezza e quindi la democrazia. Una bottiglietta vuota che lentamente sale e poi scendendo si schianta a terra o contro qualcos’altro in un contesto di guerra, in una rappresentazione filmica vuol dire che qualcosa di trasparente e di maledettamente importante si è rotto, è andato in mille pezzi. Similmente in frantumi, sotto una gragnola di colpi contundenti, vanno i vetri delle finestre di una scuola. In una notte di 11 anni fa la democrazia andò in frantumi. La Costituzione, quella che conta, quella che non ammette deroghe, quella che parla di uomini, di diritti, di tutele, fu stracciata, bruciata, umiliata. Dalle finestre di quella scuola entrò uno tsunami di violenza e di brutalità che non si fermò davanti a niente e a nessuno, non davanti al sangue che si rapprendeva su cose e persone, non davanti al vecchio militante sindacale ferito o alla ragazza piagata che chiedeva invano un assorbente. Non rimase un solo vetro intatto in quella scuola devastata dalla violenza inarrestabile di chi vince e non sa accontentarsi della vincita e vuole vincere e vincere ancora, salvo due bottiglie incendiarie che nessuno aveva visto prima. Garage Olimpo, la notte delle matite spezzate, lo stadio di Santiago; mille immagini si accavallano mentre i rumori amplificati che parlano di sofferenza, di oggetti spaccati, di insulti, di trappole per topi tolgono spazio a qualsiasi riparo psicologico come la possibilità che forse non è andata proprio così, forse è finzione cinematografica, forse era solo una reazione ad una violenza precedente. Quella notte furono massacrati i corpi di 90 persone ma anche altre cose immateriali, ma non per questo meno importanti come le idee, i diritti, la solidarietà, la speranza che gli autori di tutto questo –dai mandanti ai progettisti, agli organizzatori, agli esecutori, ai fiancheggiatori, ai sobillatori, alle improvvisate claques per le strade cittadine- si vergognassero e chiedessero scusa. I misfatti divennero legali azioni di pulizia, il Potere si affacciò in televisione per inscenare una recita rassicurante, la sabbia lentamente coprì tutto tranne alcune cuspidi, troppo alte e visibili per scomparire. La Costituzione fu pazientemente ricomposta, ma rimasero le piccole crepe come di un prezioso foglio di pergamena rimasto a lungo piegato. E la bottiglia di vetro? Fu ricomposta anche quella ma, si sa, il vetro è fragile e potrebbe ricadere....Tutto questo ci mostra il film di Vicari con spietato realismo. Film che non possono perdersi coloro che non vogliono dimenticare e che intendono contribuire a disincrostare e rendere trasparenti tutti i vetri della nostra fragile democrazia.



claudio, 63 anni, roma (RM).





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