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Diaz - Non pulire questo sangue











Strano, ma vero, in Italia non tutti sanno cosa successe il 21 Luglio 2001 alla scuola Diaz e poi nella caserma di Bolzaneto. Ad aiutare un po’ la diffusione (parziale, senza dubbio, ma meglio di nulla) di alcune delle tragiche storie che accaddero allora ci penserà forse "Diaz - Don’t Clean Up This Blood" il primo film non documentario che davvero cerca di rappresentare sul grande schermo una pagina nera della nostra storia recente. Che il film possa avere successo, in Italia come all’estero, lo dimostra lo sforzo produttivo messo in piedi per l’occasione: circa dieci milioni di dollari. Tanto se si considera che i film drammatici in Italia, se raggiungono una volta l’anno i cinque milioni c’è quasi da gridare al miracolo, ma certe storie vanno raccontate bene, altrimenti è meglio non farlo per niente. E per ricreare quel clima di paura, disorientamento e violenza (sia reale, che minacciata) non si poteva risparmiare su location, divise, esplosioni e tutto il resto.
Che “Diaz”, nonostante si tratti di un film di finzione, abbia come primo obiettivo quello di informare è chiaro prima di tutto proprio agli autori, Daniele Vicari (regista e sceneggiatore) e Laura Paolucci (co-sceneggiatrice) che, per dare il giusto sguardo alla vicenda, sia in termini di ampiezza che di profondità, hanno scelto di realizzare un racconto corale, in cui la stessa vicenda viene vissuta e rappresentata secondo i punti di vista di diversi protagonisti. Ecco quindi il manifestante violento, quello pacifico, il poliziotto aggressivo e quello che se ne lava le mani, il nonno finito lì per caso, il giornalista e tanti altri, compresi molti stranieri). La struttura narrativa è quella del thriller, "come e perché si è arrivati a quelle violenze?", ma ciò che appare sullo schermo è più che mai drammatico. Le torture fanno male non solo perché si empatizza con le vittime, ma perché vedendole si pensa a quanto, successivamente, si sia voluto insabbiare tutto.
Le oltre due ore di pellicola scorrono così velocemente, commuovendo e lasciando che almeno un pizzico di rabbia covi nello stomaco. Che quella del film di Vicari non sia l’unica versione possibile di questa storia è legittimo pensarlo, ma dopo tanti anni, video, testimonianze e anche condanne, si può davvero dubitare che la realtà sia così lontana da quanto qui rappresentato?

La frase:
"Togliti tutti i vestiti e comincia a girare su te stessa".

a cura di Andrea D'Addio

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