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Le idi di Marzo

Opinioni presenti: 29
Media Voto: Media Voto: 8 (8/10)

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Un Clooney sempre più impegnato

(8/10) Voto 8di 10

Si comincia dal titolo che mi piace molto almeno per due motivi: centra l’argomento principale, suggerisce tanti riferimenti culturali. C’è la fiducia tradita, la corruzione in agguato, il conflitto generazionale, la riflessione sulla storia che riguardo al potere si colora nel tempo di sangue vero o simbolico, c’è Shakespeare con tutto il potere evocativo del suo Giulio Cesare. Buona idea quindi quella del regista di accantonare la titolatura originale, legata alla pièce teatrale da cui il film prende le mosse. Ma a parte ciò Clooney attribuisce alla matrice teatrale grande importanza se ad affiancarlo nella stesura del testo, ne ha scelto l’autore Beau Willimon. La sceneggiatura è un elemento forte del racconto, tesa e senza cadute di interesse, classica così come lo è il modo di dirigere dell’autore, che nella sua quarta opera mantiene l’assunto e il linguaggio degli altri film impegnati, ammodernandolo un po’ rispetto al primo Good night e… L’obiettivo di Clooney è mostrarci i volti dell’America di oggi, con un saldo ancoraggio nel passato glorioso di un cinema pragmatico come quello americano e perciò fatto di cose, non senza ideali sullo sfondo. Certamente le Idi di marzo è la declinazione più amara del suo discorso, non ideologico ma attento a valori universali; nella narrazione non è difficile cogliere anche la delusione verso l’era di Obama così come l’ha vissuta il nostro regista e credo molti americani. Ma proprio nel continuare con film di denuncia Cloney mostra ancora attaccamento a un grado di idealismo più basso ma non del tutto domato. Per il resto nella storia che vede impegnati due candidati democratici nelle primarie per le elezioni presidenziali, niente di nuovo che non sia merce ordinaria con piccole variazioni di costumi e abitudini, ovunque si collochi la lotta per il potere. Compromessi che arrivano al fondo dell’anima, caduta di riferimenti umanitari, menzogna mascherata da parole alte, vittime sacrificali nel senso più crudo o metaforico del termine, cinismo diffuso a piccole o grandi dosi. A parlarci di tutto ciò il regista chiama un bel gruppo di star. Prima di tutti se stesso, ormai cinquantenne, con qualche caduta e ruga in più sul viso ma comunque convincente e brillante; lo affianca un giovane antagonista (Ryan Gosling) nel ruolo del suo addetto stampa, intenso e vero soprattutto nei primi piani centrati sullo sguardo che si fa sempre più opaco e smorto. Tra gli altri la giovane stagista, ingenua ma non troppo (Evan Rachel Wood), sostenuta da un ottimo phisique du rôle, coi collaterali ma provetti interpreti P. Seymour Hoffman e Paul Giamatti. Ryan Gosling è certo più che una promessa, ma tutti gli attori citati sono ottimi, efficace anche la fotografia sobria, elegante il commento musicale, elementi che contribuiscono tutti ad animare quel teatro della politica solo in apparenza meno cruento delle Idi di marzo di classica memoria, ambientato in una Detroit giustamente grigia.



olgadicom, 66 anni, perugia (Pg).




perché nessuno ha ricordato le famose Idi di marzo di Cesare???

(7/10) Voto 7di 10

Sono allibita, come esperta di cinema e come persona che ha studiato - anche se non perfettamente- la storia- Come si fa a non paragonare la storia delle Idi di marzo presentato alla 68. ma Mostra di Venezia e benevolmente accolto sia per la rigorosità della regia che per l'interpretazione del giovane Stephen, oltre che degli altri comprimari, a quanto avvenne nel 44 a. C. a Cesare pugnalato sulla soglia del Senato dal suo figlio prediletto Bruto? Credo che George, non più tanto bello e affascinante( che diamine, gli anni passano per tutti anche se lui potrà godere dei favori di mille visagiste!) sarà rimasto molto male che proprio nessuno gli abbia paragonato la sua cinica trama politca de "Le Idi di marzo", a quanto successe tanti anni fa. Personalmente, credo che in questo "sporco" film di politica, é la connessione più stretta. Paul( Cesare e Steve, Bruto). E' un film per tutti, ma é didattico al 100°. Andatatelo a vedere.



Maria, 65 anni, Cacallino- Treporti (VE).




Altissimo livello

(10/10) Voto 10di 10

Si esce dal cinema con la soddisfazione di aver visto un film di altissimo livello. La sala era gremita ed i commenti che ho ascoltato al termine erano tutti molto positivi. Non servono effetti speciali per inchiodare lo spettatore alla poltrona; il ritmo da film giallo è avvincente e gli attori fanno a gara in bravura. La trama potrebbe far fischiare le orecchie a parecchi nostri politici. Clooney oltre che interprete ne firma la regia: bravo!



michele, 62 anni, chiavari (GE).




Incompeto.

(3/10) Voto 3di 10

L'ho visto per caso dato che non mi identifico con i messaggi di Clooney, in quanto mi sembrano un pò troppo acqua e sapone. Se si vuole fare della contro informazione si va a fondo, come il piombo nell'acqua, non si resta a galla . ... Parlando del film, mi sembra che si riduca a girare intorno ad un paio di storie ben architettate per fare una trama, niente di più. Poche idee innovative e pochi spunti per fare quello che un film di questo spessore avrebbe il dovere di fare, visto l'occasione. Ma si vede che Clooney ci tiene alle proprie amicizie in ambiente bene . .... La conferma? Con 98' non vai da nessuna parte se vuoi parlare dell'America.



Maurizio, 55 anni, Milano (MI).




Capolavoro

(10/10) Voto 10di 10

Il film è veramente bello. La regia e gli attori superbi, dal primo all'ultimo. La lentezza iniziale ci deve essere - a mio avviso - per dar l'impressione di una campagna elettorale, tranquilla, lineare, senza risvolti. E' un crescendo di segreti, di emozioni forti, di situazione pesanti che portano al giusto finale. Mors Tua Vita Mea : non ci possono essere sentimenti in quel frangente e nemmeno fiducia. Non ci si può fidare nemmeno di se stessi. Bravo George.



Slvia, 50 anni, Brugherio (MI).





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