...tutte cose che già si sanno, c'era bisogno di farne (l'ennesimo) protagonista di un film?
Col rischio tra l'altro di osannare questi pescicani: con l'uso dell'iperbole li si vuole condannare, ma in qualche maniera quasi li si giustificano, e poi il meccanismo è trito e ritrito (meglio il Portaborse con Moretti)
Carine un paio di trovate (la ricevuta fiscale, il figlio davanti al portone del carcere) ma il resto è poca roba.
Vorrebbe essere un film denuncia e/o un film comico? Ha fallito su entrambi i fronti. Vorrebbe far riflettere? Mi guardo una puntata qualsiasi di Report.
Film rimane squallido, con personaggi stereotipati e da operetta. Curioso tra l'altro sia stato pagato dalla Regione Calabria (cioè come al solito da noi), la cui immagine dal film ne esce con le ossa rotte. E l'hanno pure pagato! Masochismo puro...... neanche gratis vale la visione.
Per evitare equivoci: il personaggio Cetto fu creato dall’attore circa 8 anni fa e il film era in lavorazione da quasi due anni. Niente perciò intenti pubblicitari di parte relativi ai fatti recenti che toccano il Presidente del Consiglio (fa effetto usare la maiuscola!), ma solo una di quelle preveggenze d’artista che conosce bene vizi e difetti di buona parte di noi italiani. Ed eccolo il film involontariamente neorealista ma coloratissimo, volgare, surreale, iperbolico e kitsch. Anche troppo, se vogliamo, perché il suo iperrealismo a volte soffoca la recitazione e il testo, offuscando un po’ il personaggio. Le battute però sono sottili ed amarissime, piccoli capolavori di concisione: “Come si chiama la figlia della nuova compagna?” “Non me lo ricordo… la madre si chiama Cosa”. “Questi vogliono fare tutto nella legalità!” “Ma è legale una cosa del genere?”. “Melo, togliti il casco, sennò i compagni pensano che sei poco virile…”. L’ultima battuta che ho citato è rivolta al figlio maggiore ed è un elemento della linea di rieducazione studiata da Cetto per il ragazzo che ha il torto di essere buono, sensibile e rispettoso degli altri. Come a dire che con modelli di un certo tipo non c’è futuro che possa cambiare. Anzi è bene che il giovanetto vada in galera per evitarla al genitore e per imparare a diventare uomo vero, cosa che accadrà regolarmente. La politica del personaggio di Antonio Albanese, tornato nella natia Calabria dopo quattro anni di latitanza nell’America del Sud, è fatta solo di interesse personale, nel disprezzo totale delle regole. I voti si comprano promettendo “pilu” per tutti, l’oppositore politico va fermato con metodi mafiosi, in chiesa si va per farsi vedere. Al riguardo, esilarante la scena in cui Cetto, abbigliato con un completo a righe che riproducono il suo nome, inveisce aspramente contro il sacerdote perché, dicendo la messa, disturba le sue telefonate al cellulare. A completare il caravanserraglio della casa sontuosamente orribile, dove si muove un’umanità fatta di amici servili, doppie mogli ignorate, figli inermi, tutti sgargianti in abiti che superano per eccentricità le assurde creazioni di certi stilisti, arriva anche il guru Sergio Rubini, che deve perfezionare le strategie della campagna elettorale del candidato sindaco La Qualunque. Quest’ultimo personaggio si caratterizza per cercare ispirazione e raccoglimento nelle teorie orientali, molto rivedute e corrette. Il mondo che il film dipinge è davvero disgustoso, ma, come si sa, la realtà supera la fantasia e veder vincere le elezioni da quell’uomo che promette ponti di “pilu” sullo stretto e anche un tunnel “perché un buco mette allegria”, è un pugno nello stomaco, se si pensa a che paese corrotto e grottesco siamo diventati. Ancora una volta un paese cafone, parola che uso non certo nell’accezione ottocentesca né in quella che andava di moda nei salotti borghesi di una volta. Ridotte a bivacco di volgarissimi individui questa volta sono le istituzioni.
Un film di estrema attualità, nella sua allegoria cinica e beffarda. Tutto ciò che è illecito diventa lecito! Battute esilaranti e di grande efficacia. Forse un pò povero di sceneggiature, ma poco importa. Trasmette un messaggio chiaro sul momento politico (schifoso) che stiamo vivendo in italia, anche se con forme e modi paradossali si, ma efficaci!