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Noi credevamo

Opinioni presenti: 12
Media Voto: Media Voto: 4.5 (4.5/10)

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un'opera non facile e troppo frammentata

(6/10) Voto 6di 10

Opera complessa, frammentaria, da lasciar depositare al fondo della riflessione per poi rivisitarla e parlarne. Esaminerei per primo il linguaggio, non rivoluzionario, convenzionale nell’uso della macchina e realistico nei costumi, come si addice a filmoni a sfondo storico, misti di personaggi veri e inventati. Qualcosa di simile a una fiction tv di discreta qualità, con alcune incursioni, un po’ scontate, per arredi, abbigliamento e composizione, nella pittura dell’Ottocento italiano (Hayez, De Nitti) o nell’impressionismo francese (vedi scene parigine o paesaggi nel parco). E passiamo alla recitazione degli attori. La definirei compassata, un po’ algida (Lo Cascio) o al contrario fervorosa (il giovane Angelo di Valerio Rinasco). Non ci sono però momenti di eccellenza nell’interpretazione, salvo la bella prova, troppo breve, di Francesca Inaudi come Cristina di Belgioioso. L’appassionata nobildonna, un personaggio storico interessante, forse meriterebbe un film a parte. Toni Servillo, fuori dei suoi ruoli ordinari e nei panni di un Mazzini lugubre e sfocato, appare eccessivo e monocorde. Scarsamente significativa mi pare anche la facile trovata di introdurre nel film elementi “sbagliati” dal punto di vista cronologico (il cemento armato, il neon, ecc.) per sottolineare l’attenzione di Martone sulla continuità oggi-ieri presente un po’ ovunque nella narrazione, la quale si articola in quattro quadri riferiti a episodi meno noti di quelli citati d’ordinario nei libri di scuola. Essi abbracciano gli anni dal 1828 al ’62. A collegare gli episodi tra loro, c’è solo il fattore umano dell’amicizia tra i tre giovani cilentini, di classi e temperamenti diversi ma ferventi carbonari. Il tutto, collocato in momenti e luoghi diversi, genera nella prima parte confusione nello spettatore che non sia più che colto. Nel complesso la struttura mi è apparsa squilibrata perché c’è tutto il discorso iniziale che sembra essenzialmente una dichiarazione d’intenti, un prologo sui significati, mentre i fatti a cui tutto ciò dovrebbe dar luogo, arrivano tardi. Perciò il film, a mio parere, risulta ineguale, con momenti che fanno presa ed emozionano ed altri che avrebbero potuto tranquillamente esser tagliati. Infine alcune osservazioni sulla visione del Risorgimento che il regista vuole accreditare. Datogli atto di aver perlopiù evitato trionfalismi retorici, niente di nuovo nella sua tesi di un Risorgimento fallito e d’una falsa coscienza italiana, con successiva rimozione, su questa storia recente. Non bastano poi tre animosi giovanotti o uno scalcinato gruppo di garibaldini nel finale o l’esclusione di alcuni padri nobili a testimoniare di un processo che nascerebbe tutto dal basso. Martone ha invece a mio parere il merito di aver spostato la riflessione anche su un elemento poco trattato e approfondito: il nesso tra terrorismo e idealismo. Forse ci aiuta a capire dove finisce la sacra lotta per i diritti e dove cominciano i demoni della psiche.



olga, 65 anni, perugia (PG).




.......noi dormivamo

(6/10) Voto 6di 10

Film costruito in occasione per il 150/mo anno dell'unita' d'italia la prima ora girato nelle prigioni dove questi storici rivoluzionari del risorgimento raccontano come dovrebbe essere la patria e combatterla per un ideale patriottico. ma aldila' dei fatti, la pellicola cura i primi piani di servillo,lo cascio e caratteristi vari, con un taglio televisivo. si salva il secondo tempo dandosi una mossa con spari arresti e processi in taglio cinematografico. servillo oramai e' sempre uguale lo cascio lasciamo perdere. 2 ore e 40 di storia.



FRANCO, 63 anni, PIACENZA (PC).




Non brutto,ma...

(6/10) Voto 6di 10

Non si può dire che si un brutto film,però sicuramente troppo lento,sopratutto la prima parte che si dilunga nelle scene carcerarie. Gli attori sono bravi e curata è la fotografia; non condivido l'introduzione di strutture architettoniche "fuori epoca".La musica eccessivamente roboante soffoca spesso il dialogo che,quando dialettale,risulta spesso incomprensibile. Nel complesso abbiamo fatto l'Italia,ma potevamo fare in film migliore.



michele, 61 anni, chiavari (GE).




Pesante e inconcludente

(3/10) Voto 3di 10

Lungo, noioso, inconcludente. Talmente concentrato sulle storie dei personaggi da perdere di vista il contesto storico, che appare scollegato, in sottofondo, quasi inconprensibile. Senza precise conoscenze storiche si fa fatica a inquadrare gli avvenimenti e comunque i caratteri dei personaggi non coinvolgono. Il montaggio è approssimativo, si salta da una scena all'altra senza capire da dove si arriva e dove si vuole andare. Azione pressoché inesistente e interi quarti d'ora che non dicono niente. Al livello di una brutta fiction tv. Mi ha ricordato un po' "Che guerriglia" e "Che l'argentino" che soffrono della stessa estraneazione dalle vicende storiche, che restano un sottofondo a cui si fa continuamente riferimento ma che non si vede mai. Trovo ridicoli poi gli accostamenti moderni; quasi come gli antichi romani con l'orologio da polso! Nonostante le pretese e i buoni attori manca totalmente di mordente e non appassiona. Molto meglio i documentari di Piero Angela.



Mauro, 57 anni, Torino (TO).




tutti ci dobbiamo credere

(9/10) Voto 9di 10

Il film è un affresco credibile ed emozionante di un periodo storico che purtroppo non è entrato nell'immaginario condiviso e fondante della nostra nazione. I risultati di questo "buco nero" nella nostra identità storica sono sotto gli occhi di tutti. Perciò il valore di quest'opera va ben al di là dei suoi meriti artistici (che pure non mancano): è cinema di impegno civile e morale come non se ne vedeva da tempo e più che mai necessario in questo momento.



cinzia, 43 anni, rimini (RN).





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