a me questo film è molto piaciuto...lo reputo realista e a tratti intenso...sinceramente non ho notato tutti questi buchi nella sceneggiatura che qualcuno cita...forse solo il ritorno finale a casa senza disturbo è un pò forzato...
belle le atmosfere fosche, la tensione in crescendo e la figura possente di Servillo!buone anche le interpretazioni dei 2 ragazzi...per me il dialetto non ha rappresentato un problema, in quanto napoletano, ma pronanilmente dei sottotitoli non avrebbero guastato.
Leggo commenti entusiasti per questo film, commenti che non posso condividere. Il film a mio parere presenta molte pecche.
Sceneggiatura: ne esiste una? In molti punti non sono riuscito a trovare un legame logico tra le varie scene, che risultano slegate tra di loro. Molte situazioni proposte nel film non hanno una "consecutio" logica. Valgano per tutti questi esempi:
- per quale motivo i due "picciotti" si recano proprio in
quell'albergo chiedendo espressamente del proprietario?
- per molti minuti nessuno si domanda dove sia scomparso uno dei
personaggi benchè questa sparizione avvenga nel corso di una cena;
- nulla fa capire che vi è stato un rapimento e lo spettatore
dovrebbe dedurlo dal fatto che il protagonista riceve un biglietto
con un numero di cellulare, chiamando il quale rintraccia la
persona di cui è all'affannosa ricerca.
Colonna sonora: pessima, inascoltabile e in certi casi assolutamente non adatta alla situazione. Non riesce a creare la sensazione di pathos e tensione che forse vorrebbe evocare.
Dialoghi: quelli in dialetto napoletano sono incomprensibili al 90% mentre le battute in tedesco (lingua che non tutti conoscono) avrebbero potuto essere doppiate in italiano o perlomeno fornite di sottotitoli un poco più leggibili.
Spero solo che il finale "che non finisce" non preluda ad un seguito ...
Ma abbiamo visto lo stesso film? E' la prima cosa che mi balza in mente leggendo le altre opinioni.Sceneggiatura? chi l'ha scritta ha dei problemi spazio temporali...
Il filo logico del film sinceramente non l'ho trovato.
Interpretazione?... forse non avete mai visto film italiani di spessore..
Non mi soffermo sui dialoghi perché devo ancora capire cosa dicevano.. dei sottotitoli forse erano opportuni. Anche se devo dire che il dialetto in alcuni film dà un'impronta positiva cosa che qui purtroppo non riesce.
Che dire? fuori era freddo e al cinema c'era caldo..posso dare un voto alle poltrone? sicuramente più espressive degli attori...
Ottimo lavoro, complimenti al regista e agli attori. Ottima storia, ottima sceneggiatura, ottima fotografia, ottimo ritmo....veramente un buon lavoro.
Unica pecca: certe volte quando i protagonisti parlano in dialetto non sono comprensibili, magari ci sarebbero voluti i sottotitoli come per il tedesco.
Consigliatissimo!
Se si pensa al film d’esordio del regista (Lezioni di cioccolato), una commedia sentimentale e garbatamente di moda, quasi non si crede che l’autore sia la stessa persona. Dalle riprese iniziali, già dal punto di vista esclusivamente tecnico è un altro mondo: macchina che si muove col ritmo giusto, accento sui primi piani dei volti, oggetti frugati nella loro materialità quotidiana, tutto in contrasto con quello che sembra prepararsi ad esplodere. Costante è infatti la capacità di Cupellini, aiutato dalla splendida fotografia di Gergly Poharnok, di suggerire allo spettatore che qualcosa di irreversibile sta per accadere, mantenendo fluidità e insieme costrizione narrativa sempre sull’orlo di ciò che deve verificarsi. Così che il racconto acquista la forma e l’andamento tipico del buon cinema medio americano, mutuandone anche alcuni aspetti del linguaggio. Di italianissimo c’è invece la denuncia di come la camorra stia lucrando sul riciclaggio dei rifiuti, nonché il profilo del personaggio principale, ex-malavitoso che scomparendo dal suo paese ha fatto credere a tutti, figlio compreso, di essere morto. La sua scomparsa ha il duplice scopo di salvare la vita dei suoi (s’intravede qualche sgarro che avrebbe provocato la vendetta dei boss) e di regalare a se stesso l’illusione di una vita tranquilla in Germania con una nuova moglie e un altro figlio. Ma come molti libri recenti e molti film insegnano, non si può annullare un passato così ingombrante. Come gli zombi, esso ritorna. S’infrange così la tranquillità realizzata, pur con qualche incrinatura, perché un brutto giorno ricompare il figlio maggiore, facente parte a sua volta del giro camorristico. Equilibrare la nuova situazione con questa presenza problematica, ridare al figlio abbandonato una parvenza di normalità, è un sogno destinato a non realizzarsi. E nello svolgersi dei fatti che sembrano avvitarsi verso una tragica conclusione sempre posposta, la mano del regista crea un’opera ricca sfumature e particolari realistici e simbolici insieme. Non manca però qualche incongruenza nella sceneggiatura (soprattutto nel finale), finale che sarebbe stato di maggiore effetto senza le ultimissime inquadrature che ne costituiscono una inutile coda. L’interpretazione degli attori: i due maschi italici manovalanza del crimine, la moglie tedesca e Toni Servillo sono indubbiamente all’altezza. Quest’ultimo si serve ottimamente anche delle pieghe del viso e possiede una capacità di autoimbruttimento fisico e morale che realizza con poco trucco e molta perizia mimica. Qualche punta di gigioneria non manca, ma non offusca il risultato complessivo di un racconto condotto con elegante padronanza da Cupellini. Anche se ispirato da Sorrentino e dal Molaioli della Donna del lago, il giovane autore può definirsi già un esperto. Il ritmo delle svolte narrative, la testimonianza sui problemi del nostro tempo, la creazione di personaggi come questo chef italiano che dispiega nel suo lavoro la fantasia mediterranea